Une Si Jolie Petite Plage
T.it.: La via del rimorso. T. int .: Such a Pretty Little Beach e Riptide. Scen., Dial.: Jacques Sigurd. F.: Henri Alekan. M.: Léonide Azar. Scgf.: Maurice Colasson. Mus.: Maurice Thiriet. Su.: Pierre Calvet, Jacques Carrère. Int.: Madeleine Robinson (Marthe), Gérard Philipe (Pierre), Jean Servais (Fred), André Valmy (Georges), Jane Marken (signora Mahieu), Paul Villé (signor Curlier). Prod.: Émile Darbon, Compagnie Industrielle et Commerciale Cinématographique (CICC). Pri. pro.: 19 gennaio 1949 DCP. D.: 90’. Bn.
Scheda Film
“Quando Gérard Philipe appare all’inizio del film, gli è successo qualcosa di grave che il pubblico non sa e che conoscerà esclusivamente dal comportamento dell’eroe di fronte alla gente che lo circonda e senza l’ausilio di nessun flashback. I fatti quindi sono solo suggeriti, la macchina da presa racconta una storia senza prendere posizione, è un po’ come se fosse invitata a osservare come si comporta un gruppo di persone nel piccolo albergo di una spiaggia del nord. È come quando cerchiamo di scoprire, in un treno o in un ristorante, chi possano essere le persone che sono sedute intorno a noi e che cosa sia potuto accadere nelle loro vite per avere un’aria così infelice, così stupida o così felice” (Yves Allégret). Une si jolie petite plage è un film d’atmosfera, dove domina il paesaggio cupo e opprimente di una costa invernale desolata, battuta da una pioggia ossessiva e ininterrotta, che, anche grazie alla fotografia di Henri Alekan, al tessuto di penombre e umidità, diviene una dimensione di pura disperazione. Il clima si riflette nella maschera tragica di Gérard Philipe (Pierre), che arriva una sera d’inverno nella squallida pensione di una piccola cittadina balneare del nord della Francia (le riprese avvennero in parte a Barneville, nel Cotentin), per cercare riposo. In realtà Pierre trascorse la sua giovinezza proprio in quei luoghi come orfano ospitato dall’Assistance publique e il suo ritorno è in realtà una fuga perché ha assassinato una ricca cantante che lo manteneva ed è schiacciato dai sensi di colpa e dalla rovina della sua esistenza. Ex assistente di Jean Renoir, Paul Fejos e Augusto Genina, oltre che del fratello Marc, Allégret ravvivò nel dopoguerra, senza manierismi, i temi, le figure e l’estetica del Realismo poetico o Populismo tragico, con una trilogia che è considerata il meglio della sua opera e che comprende, oltre a Une si jolie petite plage, anche Dédée d’Anvers (1947) e Manèges (1949). Gli elementi che connotavano quella grande stagione del cinema francese – il senso di tormentata disillusione, il destino segnato da un passato colpevole – divennero i lineamenti del malessere esistenziale e della noirceur post bellica di una generazione che non era uscita indenne dall’orrore della guerra. Con l’apporto dello sceneggiatore Jacques Sigurd, Allégret circonda il protagonista di un’umanità, ora abietta, ora generosa, eaccentua la suggestione nera del racconto rendendo onnipresente la donna assassinata, che rimane senza volto (ma si sente la sua voce mentre canta)
Roberto Chiesi