The Yellow Ticket

Raoul Walsh

T. it.: Il passaporto giallo. Sog.: dall’omonima opera teatrale di Michael Morton. Scen.: Guy Bolton, Jules Furthman. F.: James Wong Howe. Mo.: Jack Murray. Scgf.: William S. Darling. Mu.: Carli Elinor. Su.: Donald Flick. Int.: Elissa Landi (Marya Kalish), Lionel Barrymore (barone Igor Andreeff), Laurence Olivier (Julian Rolfe), Walter Byron (conte Nikolai), Arnold Korff (nonno di Marya), Mischa Auer (Melchior), Edwin Maxwell (agente Boligoff), Boris Karloff (attendente), Rita La Roy (Fania Rubinstein), Henry Kolker (funzionario passaporti). Prod.: Fox Film Corporation. Pri. pro.: 30 ottobre 1931 35mm. D.: 88’. Bn. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Stimolato dall’innovazione stilistica di The Big Trail, Walsh proseguì nel suo ra­dicale ripensamento dello spazio cinema­tografico con quest’opera molto diversa, tratta da un dramma teatrale del 1914 spesso adattato al cinema. È la storia di una donna ebrea (Elissa Landi) che per poter viaggiare nella Russia imperiale si vede costretta ad accettare un lasciapas­sare che la identifica come prostituta. Collaborando con l’eccellente direttore della fotografia James Wong Howe, Walsh compone inquadrature dalla sorprendente complessità spaziale: solo gli obiettivi re­lativamente lenti impediscono di ottenere l’estrema profondità di campo che Gregg Toland avrebbe perfezionato negli anni Quaranta. In sequenze come quella in cui Elissa Landi spara all’ufficiale zarista (Lio­nel Barrymore), il connubio tra movimento di macchina e punto di vista è estrema­mente originale (nonché emozionante), anche se in seguito Walsh eviterà l’effetto troppo vistoso di simili tecniche. Questo è il film di Walsh che più riflette l’influenza di Murnau, ma se la fotografia è tedesca il ritmo è puro Walsh, e quando decide che il vecchio regime va abbattuto la protagoni­sta assume il piglio spavaldo e impetuoso tipico degli eroi walshiani della maturità. Un giovane Laurence Olivier fa qui il suo debutto nel cinema americano, rimpiaz­zando all’ultimo momento il dimenticato Edward Crandall, anche se in seguito Oli­vier preferirà far risalire la propria carriera hollywoodiana alla decisiva prova d’attore in Cime tempestose (1939).
(Dave Kehr)

 

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