The Red Dance
T. it.: La danzatrice rossa. Sog.: Eleanor Browne, dal romanzo The Red Dancer of Moscow di Henry Leyford Gates. Scen.: James Ashmore Creelman. F.: Charles G. Clarke, John Marta. Mo.: Louis Loeffler. Mu.: Erno Rapee, S.L. Rothafel. Int.: Dolores Del Rio (Tasia), Charles Farrell (Granduca Eugen), Ivan Linow (Ivan Petroff), Boris Charsky (un agitatore), Dorothy Revier (Principessa Varvara), Andrés de Segurola (Generale Tanaroff), Demetrius Alexis (Rasputin). Prod.: Fox Film Corporation. Pri. pro.: 25 giugno 1928 35mm. D.: 102’ a 23 f/s. Bn.
Scheda Film
Alla prima di New York, nel 1928, The Red Dance fu messo in ombra da un cortometraggio Movietone nel quale, come riferì emozionato il critico del “New York Times”, “per la prima volta in questo paese […] si è sentita la voce di George Bernard Shaw”. Il film muto aveva i giorni contati. Walsh ne avrebbe girato solo un altro, Me, Gangster, uscito pochi mesi dopo, e il recensore del “Times” si spinse a suggerire che quell'”opera che aveva qualcosa di selvaggio” era stata “evidentemente tagliata prima della proiezione”, forse per fare spazio al ricco programma di cortometraggi sonori che l’accompagnavano. Eppure, nonostante alcune brusche transizioni, The Red Dance rimane un buon film storico sul turbamento sociale e romantico che precedette e seguì la Rivoluzione russa, in cui gli ingranaggi della storia travolgono l’improbabile idillio tra una contadina politicamente impegnata (Dolores Del Rio, al suo terzo e ultimo film con Walsh) e un granduca illuminato (Charles Farrell) e aperto alle idee del popolo. Il personaggio più walshiano del cast è però il capo dei contadini interpretato da Ivan Linow, un “goffo, giocoso orso del Baltico con un debole per la vodka e le ragazze”, che cavalca felicemente il caos circostante fino a diventare generale dell’Armata Rossa. Per quanto riguarda la Rivoluzione, essa è rappresentata da una sequenza magnifica – identificata in una didascalia come “the Red Dance”, “la Danza Rossa” – nella quale i contadini assaltano una prigione e un palazzo, con i cosacchi alle calcagna. Con il suo montaggio enfatico e l’opposizione dinamica delle linee di forza, la sequenza ricorda le battaglie di The Birth of a Nation. Una seconda ‘danza rossa’ viene poi eseguita dalla Del Rio, divenuta nel frattempo una stella del teatro moscovita, in un vorticare inebriante, energia a vuoto che si nutre distruttivamente di se stessa.
(Dave Kehr)