THE MEMORY OF JUSTICE
Sog.: ispirato al libro Nuremberg and Vietnam: An American Tragedy di Telford Taylor. Scen.: Marcel Ophüls. F.: Michael J. Davis. M.: Inge Behrens, Marion Kraft. Int.: Yehudi Menuhin, Telford Taylor, Karl Donitz, Albert Speer, Daniel L. Ellsberg, Barbara Keating, Robert Ransom, Marcel Ophüls. Prod.: Hamilton Fish, Ana Carrigan, Sanford Lieberson, Max Palevsky, David Puttnam · DCP. Bn e Col.
Scheda Film
Come il precedente Le Chagrin et la pitié, che analizzava il comportamento dei francesi durante l’occupazione, The Memory of Justice amplia le possibilità del documentario ponendosi come termine di paragone per tutti i futuri film di questo tipo. Le Chagrin et la pitié e The Memory of Justice hanno fissato un genere e creato aspettative che lo stesso Ophüls ha a volte disatteso, come in A Sense of Loss, il suo film sull’Irlanda del Nord, elusivo quando la tematica trattata. Ophüls non si occupa di questioni secondarie.
The Memory of Justice è monumentale, e non solo per la sua impegnativa durata: quattro ore e trentotto minuti, più un intervallo. Esso attesta, esplora, mette a fuoco e soppesa – pacatamente, senza esprimere facili giudizi – una delle questioni centrali del nostro tempo: la contrapposizione tra responsabilità collettiva e responsabilità individuale.
Il punto di partenza è la rievocazione del processo di Norimberga del 1946-47 attraverso filmati d’archivio e interviste con i sopravvissuti – imputati, accusatori, avvocati difensori e testimoni –, cui segue una riflessione sui metodi brutali impiegati dalla Francia in Algeria e sui crimini americani in Vietnam.
“Parto dal presupposto”, dice Yehudi Menuhin all’inizio del film, “che tutti siano colpevoli”. Ma l’accettazione della responsabilità semplicemente in quanto esseri umani elude la verità che interessa qui a Ophüls. Le questioni etiche sono eterne ma la tematica è specifica, ed è attraverso l’accumulo di dettagli specifici che The Memory of Justice produce il suo effetto. Ophüls intervista più di quaranta persone, e nei materiali d’archivio appare un’altra decina di figure cruciali. […]
Il regista è molto presente in The Memory of Justice, a volte sullo schermo come intervistatore, e la sua esplorazione del passato alla scoperta del presente dà forma al film. Forse perché Ophüls è stato a sua volta esule dalla Germania nazista, figlio di un esule (Max Ophüls), ed è sposato con una tedesca che (nel corso del film) ricorda la propria appartenenza alla Gioventù hitleriana, The Memory of Justice appare come un’opera profondamente personale e pressante.
The Memory of Justice è lungo, ma impegna la mente e le emozioni con tanta coerenza e intensità che potrei facilmente nominare almeno una dozzina di film da un’ora e mezzo ben più difficili da reggere.
Vincent Canby, “The New York Times”, 5 ottobre 1976
Proiezioni
Restaurato da Academy Film Archive in collaborazione con Paramount Pictures e The Film Foundation, grazie al finanziamento di The Material World Charitable Foundation, Righteous Persons Foundation e The Film Foundation. La fonte principale su cui si è basato il restauro è il negativo camera originale 16mm. Le registrazioni delle interviste di Ophüls in francese e in tedesco sono state riscoperte e sostituite alla pista sonora della versione originale con voce fuori campo in inglese. La Film Foundation ha consultato il regista Marcel Ophüls, il quale ha approvato il cambiamento dicendo che inizialmente intendeva usare piste in francese e in tedesco sottotitolate