THE MATINEE IDOL

Frank Capra

R.: Frank Capra. S.: da Come back to Aaron di Robert Lord e Ernest S. Pagano. Sc.: Elmer Harris. F.: Philip Tannura. In.: Bessie Love (Ginger Bolivar), Johnnie Walker (Don Wilson), Lionel Belmore (Jasper Bolivar), Ernst Hilliard (Wingate), Sidney D’Albrook (J. Madison Wilberforce), David Mir (Eric Barrymanie). P.: Columbia Picture. D.: 66’. 35mm.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il 1928 è un anno decisivo per la carriera di Frank Capra. Rimasto senza lavoro in seguito all’insuccesso di For the Love of Mike (1927) – una commedia interpretata da una giovanissima (e ancora sconosciuta) Claudette Colbert, diretta dopo la fine del sodalizio con Harry Langdon e oggi perduta – il giovane cineasta viene infatti indirizzato dall’amico Max Sennett verso la Columbia, in cerca di nuovi talenti. Come è noto Frank Capra lavorerà per lo studio di Harry Cohn fino al 1939, girandovi i suoi film più famosi e contribuendo in modo decisivo alla fortuna della piccola casa di produzione.

“Lavorando senza sosta, sei settimane per ogni titolo (due per scrivere la sceneggiatura, due per girare, e due per il montaggio), ne feci altri due: So This Is Love, una commedia con Buster Collier Jr., Johnnie Walker e Shirley Mason, e The Matinée Idol, una commedia da teatro-tenda con Johnnie Walker e Bessie Love. In esse cercai di aggiungere agli elementi comici un altro ingrediente di sicuro successo: un po’ di storia d’amore. Sembrava funzionare”.

“In The Matinée Idol Frank Capra abbandona del tutto i gag slapstick di derivazione sennettiana e chapliniana, ancora presenti abbondantemente in That Certain Thing e So This Is Love. Inoltre il plot, arricchito dalla dimensione meta-spettacolare (il gioco del teatro nel teatro), diviene assai più strutturato e complesso, con simmetrie e ripetizioni tipiche della commedia sofisticata (il recensore di Variety osserva giustamente che con un budget maggiore il film sarebbe stato degno delle sale più prestigiose). Ma soprattutto l’elemento comico, oltre ad essere giocato in maniera assai più sapiente e raffinata, appare già contrabilanciato da quella componente patetica che ritroveremo in quasi tutte le commedie del Capra maturo, da Lady for a Day a It’s a Wonderful Life.

Non è esagerato dire che The Matinée Idol contiene già in nuce alcuni dei temi dominanti nella sua produzione più matura, enumerati e discussi con precisione da Michel Cieutat: ad esempio l’opposizione fra provincia e metropoli (il mondo ingenuo degli attori itineranti accostato allo star system di Broadway, il pubblico newyorkese contrapposto agli spettatori di campagna) e quella, complementare, fra cinismo e candore (che contrappone l’impresario newyorkese e – almeno nella prima parte – il protagonista a Ginger e Jasper Bolivar); oppure il motivo della conversione e del riscatto finale di un personaggio colpevole, che ricorre nei capolavori della maturità (ad esempio in Mr. Deed Goes to Town, Mr. Smith Goes to Washington e Meet John Doe, dove però il ruolo dell’ingenuo è impersonato dal protagonista maschile, mentre è la donna che dopo averlo ingannato si pente). È eccessivo vedere in questo film la prima manifestazione della commedia capriana? Sorprende in ogni caso che dopo questo felice risultato il regista abbandoni il suo genere elettivo per girare una lunga serie di film (melo-) drammatici o d’azione (dal successivo The Way of the Strong fino ai primi drammi con Barbara Stanwyck, passando per la trilogia avventurosa di Submarine, Flight e Dirigible), ritornando alla commedia solo nel 1931 con Platinum Blonde”.

(Alberto Boschi, Cinegrafie, n. 7)

Copia proveniente da

La copia su cui si è basata la Cinémathèque Française per il suo restauro ha una lunga storia. Si tratta di una copia in diacetato (1928) depositata dalla Fédération Française des Ciné Clubs presso il laboratorio J.P. Boyer di Nimes. La Cinémathèque Française ne ha ereditato il deposito dopo la cessazione definitiva dell’attività di quest’ultimo. A seguito di varie ricerche, essa si è rivelata essere l’unica copia esistente di un film perduto di Frank Capra e, in accordo con i depositanti, si è proceduto al suo restauro.