The Gold Rush
T. It.: La Febbre Dell’oro; Sog., Scen. E Mo.: Charles Chaplin; F.: Roland Totheroh; Scgf.: Charles D. Hall; Mu.: Carli Elinor, Max Terr, Gerard Carbonara, Charles Chaplin; Int.: Charles Chaplin (Cercatore D’oro), Georgia Hale (Georgia), Mack Swain (Big Jim Mckay), Tom Murray (Black Larson), Betty Morrissey, Kay Desleys, Joan Lowell (Amiche Di Georgia), Henry Bergman (Hank Curtis), Malcolm Waite (Jack Cameron), John Rand, Heinie Conklin, Albert Austin, Allan Garcia, Tom Wood (Cercatori); Prod.: Charles Chaplin Per United Artists; Pri. Pro.: Hollywood, 26 Giugno 1925; 35mm. L.: 2400 M. D.: 87′ A 24 F/S. Bn.
Scheda Film
“(…) Il film è uno dei più belli che il cinema ci abbia mai dati, è un’opera di poesia ed è quindi compiuta in sé, perfetta. Nata muta, muta deve restare. Da un punto di vista commerciale, magari potremmo tollerare la musica, in considerazione del fatti che tutti i film muti un tempo venivano proiettati con l’accompagnamento del tradizionale pianino, ma il commento parlato è davvero insopportabile. Se si arriva a non udirlo è grazie al valore intrinseco dell’opera che rimane, con II circo, la sintesi più completa dell’arte di Chaplin. Troppo si è parlato di questo lavoro perché si debbano tesserne ancora le lodi; basti dire che, a distanza di anni, esso conferma una vecchia impressione: che qui Chaplin raggiunga con l’unità psicologica solita anche un’unità plastica d’eccezione. Il nemico d’ogni compiacenza formale ha qui composto una discreta, sobria sinfonia in bianco e nero che dalla fila dei cercatori d’oro sulla montagna alla silhouette del mimo nella bufera, al prodigioso arabesco del cuscino sventrato potenzia ancor più la straordinaria evidenza dei sentimenti. Ne rimane estraneo il finale, ma questo rimane estraneo anche alla solitudine umana di Charlot”.
Michelangelo Antonioni, “L’Italia libera”, 6 agosto 1944