Sonnenstrahl

Pál Fejös

T. it.: Viva la vita. T. int.: Ray of Sunshine. Scen.: Pál Fejös, Adolf Lantz. F.: Adolf Schlasy, Adolf Weith. Mo.: Lothar Wolff. Scgf.: Heinz Fenchel, Emil Stepanek. Mu.: Sándor Szlatinay, Levine, Ferenc Farkas. Su.: Alfred Norkus. Int.: Annabella (Anna), Gustav Fröhlich (Hans), Paul Otto (il commissario di polizia), Hans Marr (il prete), Walter Brandt (l’esattore), Karl Forest (il capoufficio), Jaro Fürth (il proprietario del negozio), Norbert Rohringer (un giovane), Annie Rosar (affittacamere), Franz Schafheitlin (un medico del pronto soccorso). Prod.: Serge Otzoup-Filmproduktion der Tobis-Sascha. Pri. pro.: 25 agosto 1933 35mm. D.: 87’. Bn. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Romantico e inesorabile, Sonnenstrahl è la risposta europea (o il contraltare, dato che le opere sono contemporanee e non può dunque esserci stata imitazione) ai film girati da Frank Borzage durante la Grande Depressione. Il film inizia con ba­nali notizie di cronaca dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra, come a ostentare un ‘in­teresse umano’ (inesistente nella realtà), e poi scende nelle strade di Vienna, tra i disoccupati. Una sequenza straziante presenta il protagonista, Gustav Fröhlich (l’interprete principale di Metropolis), e un’altra povera creatura, Annabella (l’at­trice francese di Tavaszi zápor / Maria leg­genda ungherese), che come tanti giovani di allora tenta il suicidio. La convinzione che la ‘vita è bella’ viene affermata dal­la fiducia (e dall’affetto reciproco) di due persone; il sole diventa un letterale raggio di speranza malgrado lo stritolante e spie­tato potere della macchina sociale, con le sue vuote illusioni e le circostanze che non sembrano mai offrire una via d’uscita ma conducono solo a un’altra trappola. Pál Fejös (1897-1963) fu un personaggio autenticamente internazionale: girò una quarantina di film – nella nativa Ungheria, in Francia, Austria, Stati Uniti, Danimarca, Svezia, Perù, Siam e Madagascar – pas­sando dalle super-produzioni di Hollywood (dal 1927 al 1930) a documentari antro­pologici. Nei primi anni Trenta Fejös dires­se una serie di film in paesi centroeuropei: Tavaszi zápor e Ítél a Balaton in Ungheria, Sonnenstrahl – noto anche come Gardez le sourire – in Austria. Queste ballate rap­presentano il cuore delicato dell’opera di Fejös e fanno sì che tra una cerchia ancora ristretta di storici della settima arte il regi­sta venga considerato uno dei grandi poeti del cinema insieme a Murnau e Borzage.

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