SEDMIKRÁSKY

Věra Chytilová

T. it.: Le margheritine. T. int.: Daisies. Sog.: Věra Chytilová, Pavel Juráček. Scen.: Věra Chytilová, Ester Krumbachová. F.: Jaroslav Kučera. M.: Miroslav Hájek. Scgf.: Karel Lier. Mus.: Jiří Šust, Jiří Šlitr. Int.: Jitka Cerhová (Marie I), Ivana Karbanová (Marie II), Julius Albert (l’uomo di mondo più anziano), Jan Klusák (l’uomo di mondo giovane), Marie Češková, Jiřina Myšková, Marcela Březinová, Oldřich Hora, Václav Chochola, Josef Koníček, Jaromír Vomáčka. Prod.: Filmové studio Barrandov. Pri. pro.: 30 dicembre 1966. 35mm. D.: 75’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Storia di due ragazze di nome Maria, Le margheritine è una metafora della distruttività della natura umana applicata alla civiltà moderna in generale e al sistema comunista in particolare. Le ragazze, piccole demolitrici irriverenti e imbronciate capaci di esercitare una forza devastatrice, rappresentano in chiave satirica la crisi contemporanea dei valori e una visione grottescamente deformata del futuro. Una bruna e l’altra bionda, nelle loro apparizioni pubbliche le due sono intercambiabili. Il subbuglio maniacale che causano è presentato con un’estetica giocosa e un gusto sofisticato mettendo in contrasto le immagini documentarie e le manifestazioni più incivili del mondo moderno. La totale distruzione perseguita dalle ragazze è provocata dalla noia e dal desiderio di cambiamento: le due Marie ambiscono a un mondo di assoluta libertà e fantasia e del tutto privo di scrupoli. La regista Veˇra Chytilová si rifiuta di risparmiare le sue protagoniste e fa letteralmente a pezzi le loro controparti maschili. L’autrice rispetta solo i sentimenti autentici, il vero lavoro, e usa creativamente una forma di ironia aggressiva per giungere a un finale moralizzante. La sua visione drammatica non poteva funzionare senza il contributo di collaboratori di talento: Pavel Jurácˇek, che partecipò alla sceneggiatura, Ester Krumbachová, cosceneggiatrice, costumista e scenografa, e Jaroslav Kucˇera, direttore della fotografia. Kucˇera alterna bianco e nero, immagini a colori e virate, mentre il montaggio si ispira ai principi del montaggio intellettuale, del montaggio delle attrazioni e del collage visivo. La musica d’accompagnamento ironizza e in parte patetizza l’azione. La critica degli anni Sessanta non vide nel pessimismo di Chytilová una profonda esigenza morale, e nel 1966, in seguito all’intervento di 21 parlamentari, il film fu ritirato dalle sale a causa del suo presunto messaggio nichilista, anche se fu nuovamente distribuito l’anno successivo. Con la sua follia Le margheritine offrì al pubblico una straordinaria protesta artistica e una sensazione di disagio morale, com’era negli intenti della regista. Circolò nei cinema d’essai anche dopo la ‘normalizzazione’ come un raro esempio di libero pensiero.

Briana Cˇechová