RIVISTA LUCE N.2

P.: Istituto Luce. D.: 15’

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Grazie alla determinazione di un giovane studioso riminese, recentemente laureatosi al Dams di Bologna con una tesi su Corrado D’Errico, è possibile oggi mostrare uno dei rarissimi esempi di cinema astratto italiano.

“[…] Ebbene, se confrontiamo le immagini di questo breve film con i fotogrammi pubblicati su Cinema nel dicembre 1952, a integrazione di un articolo di Anton Giulio Bragaglia sul cinema astratto, e poi anche con quelli apparsi nell’ultima pagina di uno studio di Carlo Belloli sul cinema d’avanguardia, non possiamo che giungere ad un’unica conclusione: quel breve film assoluto o, secondo un’altra espressione, astratto che chiude la Rivista LUCE N.2 è La gazza ladra di Corrado D’Errico (che Belloli chiama Musica visualizzata), trasposizione visiva dell’omonima opera di Rossini. […] La gazza ladra è realizzata utilizzando diverse tecniche: il disegno animato costruito secondo la tecnica classica del ‘passo uno’, ma anche quello prodotto con la tecnica della cancellazione, la disseminazione di materiale – in prevalenza ritagli di carta – direttamente sulla pellicola, fotogrammi (o rayogrammi), e forse altro ancora. Il film si apre con la sagoma di una tromba ed una sfera in alto a destra, dalla quale partono cerchi concentrici di luce bianca, a guisa di onde. Si vuole forse alludere alla propagazione del suono, della musica? Chissà! Si può anche ipotizzare che il film prenda l’avvio da un suono di tromba (o di altro strumento a fiato) presente nell’ouverture.

Appare poi la figura più caratteristica di quest’opera di D’Errico: la spirale, che nasce a partire da una sorgente puntiforme per svilupparsi in una serie di cerchi sempre più grandi, sovrapponentisi”.

Silvio Celli, Cinegrafie, n .9, 1996

 

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