RITMI DI STAZIONE

Giovanni Paolucci

R.: Giovanni Paolucci. P.: Istituto Luce. D.: 8’. 35mm.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Abbiamo chiesto a critici e storici del cinema quali ritenessero essere le zone d’ombra più vistose e più gravi che ancora impediscono uno sguardo completo sulla storia del cinema italiano.

Molte delle risposte si concentrano sul cinema muto italiano, altre indicano territori ancora più sconosciuti. Alberto Farassino, e con lui alcuni altri, indica che “il grande sconosciuto (non-visto, non-studiato, non-raccontato) del cinema italiano è il documentario. Di esso non esiste una filmografia nemmeno parziale, non esiste una storia, su di esso non esistono competenze riconosciute. Anzi, anche fra i critici e gli storici v’è sempre qualche pregiudizio sfavorevole nei suoi confronti, magari inconfessato, ma palpabile nelle scelte che si fanno nei festival, quando c’è da scegliere fra un documentario e un ‘vero film’. E quanto pochi sono i titoli ufficialmente ‘disponibili’ […].”

A questo settore ancora in gran parte inesplorato dedichiamo un breve programma, sperando di poterlo riaffrontare, magari in una rassegna articolata, nelle prossime edizioni de Il Cinema Ritrovato.

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