PROMETHEE… BANQUIER
R.: Marcel L’Herbier. Scgf.: Robert-Jules Garnier. Scgf.dec.:Claude-Autant Lara. P.: Marcel Herbier. In.: Eve Francis (la diva), Marcelle Pradot (la dattilografa), Gabriel Signoret (il banchiere Prévoyan), Jacque Catelain (Toudieu), Phillppe Hériat, e con la partecipazione di Loini Delluc, Mareel Raval, Leon Moussinac e altri. D.: 16’ (600m.). 35mm.
Scheda Film
Nella retrospettiva dedicata dalla Micl nel 1985 a L’Herbier mancavano alcuni, titoli allora considerati perduti. Tra questi ve ne era uno che Michele Canosa cercava con particolare interesse: Promethée banquier, che viene presentato questa sera in prima mondiale a Il Cinema Ritrovato.
ll film nasce dallo spettacolo teatrale Promethée mal enchainé, allestito dal gruppo Idéal et Réalités al Colisée e che si componeva di diverse azioni sceniche. Quella da cui fu tratto il film venne presentata come: “Spectacle tragique et cinématographique de Marcel L’Herbier d’après Eschyle, Lucien de Samosate, Herder et Monsieur André Gide”. Si trattava, ricorda L’Herbier, di far credere al pubblico che si stava filmando un’antica tragedia e che, nel momento in cui veniva proiettata sullo schermo, per una trasposizione miracolosa diventava un modesto melodramma moderno dove Signoret era passato dal personaggio di Prometeo, appena interpretato, a quello di un banchiere moderno, prometeico, incatenato dai fili dei suoi telefoni. Di questa trovata è l’autore stesso che provvederà a dare una spiegazione in Un instantané dramatique expliqué par son auteur, Comoedia, n.3.056, 29 aprile 1921.
“Prométhée.. banquier non è uno schizzo, è una istantanea. Una data istantanea di un terna visivo, un’immagine conclusa e accurata al pari d’una posa. La differenza sta, dietro l’obiettivo, in una modificazione del meccanismo. L’anima è un obiettivo trasformato dalla spiritualità. Grazie ai recenti progressi, ormai operiamo in piena luce. Il Prometeo di Eschilo è, in confronto alla posa, ciò che, trasposto nel presente, ho fotografato come una istantanea. Prometeo ha prodigato il fuoco; il mio banchiere prodiga l’oro. Prometeo incontrerà l’ingratitudine dei suoi debitori, gli Uomini; il mio banchiere conoscerà la protesta della sua debitrice, la Donna. L’intento maggiore del mio film non sta nella parodia di un tema risaputo: contiene questo tema che è già la parodia di se stesso, come l’Estate è la parodia della Primavera. Contiene questo tema ma, ridotto a una forma essenziale, ne fa un tema pratico per adeguarlo al pragmatismo odierno. Così trattato, diventa un dramma che si può tranquillamente portare in treno. Condensato di risa e di lacrime, chiunque può bersi in viaggio una buona bottiglia di emozione. Si tratta di una operazione che esige da tutti un piccolo sforzo di composizione, ma tale sforzo aumenta l’interesse un po’ semplice dello scherzo; un interesse composto vale di più di un ‘interesse semplice. Ma, ahimè al pubblico d’élite, quello stesso che tra l’altro bazzica i venerdì del Colisée, al pubblico elegante non piacciono gli scherzi: è troppo stordito per non temere di stordirsi. Per un prestidigitatore, esibirsi di fronte a un simile pubblico vuol dire già compromettere ogni suo equilibrio. Di chi è la responsabilità? Per quanto ci riguarda, noi abbiamo fatto del nostro meglio. Ma quando si è alle prese con una cosa difficile, capita spesso che per realizzarla se ne accresce ulteriormente la difficoltà. Come il celebre Baruch, che aveva deciso di fare della filosofia cosa già di per sé non molto semplice – pur seguitando a pulire le lenti degli obiettivi – cosa che diventa immediatamente difficilissima. Stesso torto il nostro; ma abbiamo mancato nel senso contrario: abbiamo diretto i nostri obiettivi su certe idee generali che abbiamo trascurato di polire. Tuttavia, quasi all’unanimità, il pubblico ha intuito qual era il suo compito e ha affrontato la fatica che gli veniva richiesta. Ha usato la gentilezza di comprendere che, sotto la distinta giacca del banchiere Prévoyan, continua ad agitarsi l’imprevidente Prometeo. – Che questo semidio che ha qualche problema è diventato, senza scadere di rango, un superuomo che ha molti affari. – Che se non è legato a una rupe, è legato al suo ufficio. – Che se non è costretto da pesanti catene d’acciaio, nondimeno è incatenato dai flessibili fili dei suoi telefoni”.