PER QUALCHE DOLLARO IN PIÙ
Sog.: Sergio Leone, Fulvio Morsella; Scen.: Sergio Leone, Luciano Vincenzoni; F.: Massimo Dallamano; Mo.: Eugenio Alabiso, Giorgio Serralonga; Scgf. E Cost.: Manuel Baquero, Giovanni Corridori; Mu.: Ennio Morricone; Su.: Oscar De Arcangelis; Int.: Clint Eastwood (Il Monco), Lee Van Cleef (Colonnello Douglas Mortimer), Gian Maria Volonté (El Indio), Rosemarie Dexter (La Sorella Del Colonnello), Mara Krupp (La Moglie Dell’albergatore), Luigi Pistilli (Groggy), Klaus Kinski (Il Gobbo), Mario Brega (Nino), Josef Egger (Il Vecchio “Profeta”), Panos Papadopulos, Benito Stefanelli, Roberto Camardiel, Aldo Sambrell, Luis Rodriguez, Tomas Blanco, Lorenzo Robledo, Sergio Mendizabal, Dante Maggio, Diana Rabito, Mario Meniconi; Prod.: Alberto Grimaldi Per La Pea (Roma)/Constantin Film (Monaco)/Arturo Gonzales (Madrid); Pri. Pro.: 18 Dicembre 1965; 35mm. L.: 3484 M. D.: 127′. Col.
Scheda Film
“Ho ingaggiato Luciano Vincenzoni. (…) Volevo che mi aiutasse a costruire un universo differente da quello del film precedente. Qualcosa di diverso sul piano visivo. Ancora più realista. Con della pioggia e del fango. Nell’Ovest americano, c’è un sole di piombo durante il giorno. E durante la notte, può scoppiare il diluvio. Quindi il mattino successivo il paesaggio è cambiato. (…) Ci voleva anche una base documentaria per nutrire una nuova storia. (…) Avevo letto parecchi testi sui bounty killers, i cacciatori di taglie. Siamo partiti da lì. Sapevamo che nei titoli ci sarebbe stata questa frase: “Là dove la vita non conta, la morte può valere molto”. (…) Io m’investo totalmente in ognuna delle mie fiabe. Non c’è mai nulla di gratuito. All’origine, Per qualche dollaro in piùderivava dalla mia vendetta contro i produttori della Jolly. Ma è presto diventato una riflessione sul cinema. Il cinema, è il mito integrato a una fiaba. Non è l’industria del sogno. È la fabbrica dei miti. La mia volontà documentaria sul mito non può escludere il mio universo da autore, anche se io preferisco mostrare il peggiore di tutti: dei cacciatori di taglie. Forse è negativo, ma l’America è un terreno immenso per simili professionisti. Vi si muovono seguendo le loro informazioni. Sono coscienti del proprio valore tecnico. Ai nostri occhi di europei, pervertono la legge, ma, per gli americani, sono utili. Eliminano gli individui nocivi. Certo, ho anche bisogno di lavorare sulla fantasia per installare meglio la coreografia e il barocco nella mia scrittura cinematografica. Da qui l’orologio carillon come punto di partenza. Ho chiesto a Morricone di partire dal suo tema, che esisteva già, per comporre la partitura”.
Sergio Leone, da Noel Simsolo, Conversations avec Sergio Leone, Stock, Paris, 1987