L’UOMO MECCANICO
R.: André Deed. S. e Sc.: Andée Deed. F.: Alberto Chentrens. In.: André Deed (Modestino detto Saltarello), Valentina Frascaroli (Madò, l’avventuriera), Gabriel Moreau (prof. D’Ara), Mathilde Lambert (Elena D’Ara), Ferdinando Vivas-May (Ramberti), Giulia Costa. P.: Milano film, Milano. L. or.: 1821 m. L.copia attuale 65Om. (35’).
Scheda Film
La Cineteca di Bologna ha ritrovato presso la Cinemateca Brasileira un frammento lacunoso dell’ultimo film di Deed, di cui, peraltro, non esistono altre copie. Miracolosamente si sono salvate proprio le scene che vedono impegnato l’uomo meccanico.
Uno scienziato inventa un apparecchio mosso da onde elettriche che, con la fisionomia di un gigante umano, si muove, corre, abbatte, distrugge. Una banda di malfattori, capeggiata da una donna, uccide l’inventore per impadronirsi dei piani. La banda viene catturata, processata, condannata, ma la donna si libera, rapisce la nipote del morto, costringendola a consegnare i piani, grazie ai quali l’avventuriera costruisce il mostro meccanico. Tutto il mondo viene messo in subbuglio da questo uomo meccanico che, in un veglione all’Opera, affronta l’avversario. Nella lotta si distruggono il teatro e le due macchine. La donna cattiva, manovrando leve e quadri elettrici, durante il combattimento, viene fulminata da un cortocircuito. “[…] Vediamo una quantità di episodi che, presi a sé, sono logicissimi, ben condotti, ben inquadrati, ben animati, ma che, messi insieme, sono farraginosi, staccati, a volte senza capo né coda, con salti acrobatici, lacune incomprensibili. […] Si capisce che il film, quando fu girato, doveva essere ben diversa cosa; ora, come viene proiettato, si vede che fu sottoposto a dolorose vicende che lo tagliuzzarono, per amputarlo ancora…”. (Luciana Grimaldi, La rivista cinematografica, Torino, n.6, 25.3.1923).
Film singolare, dagli insospettati refleis futuristici, anticipatore di certe storie con automi a venire, L’uomo meccanico fu dunque stravolto, chissà perché, in sede censoria. Drastico fu, ad esempio, il giudizio del Consorzio Utenti della Cinematografia Educativa: vi ravvisò “fantasticherie scientifiche” e “scene scabrose”, limitandone la visione al solo pubblico adulto, “con riserva”. “Un film straordinario che incrocia il seriai d’avventura, il burlesco, la science fiction (davvero inconsueta per il cinema italiano): L’uomo meccanico di André Deed. […] André Deed fa la parte di Modestino, detto Saltarello.
Valentina Frascaroli è Mado l’avventuriera, dal profilo elegante e lo sguardo isoscele tagliato da una cappa nera – eco di Pearl White e di Musidora. il cinema italiano muto ha tentato un divismo fuori-legge, episodico e maschile (Emilio Ghione, topo grigio o “arcangelo della morte violenta” come lo ha definito Nino Frank). Invece non ha prodotto nessuna eroina di cineromanzo popolare che desse corpo all’espressione di un Meraviglioso urbano e moderno: solo dive del Meraviglioso floreale, ovvero la somatizzazione dell’immaginifico Sublime, disponibile, riproducibile. E Prampolini, con la sua “ambientazione” futurista in Thais di A.G.Bragaglia, trafigge la Diva, ma così facendo perviene solo a perpetuarla nel mito… L’uomo meccanico del film di Deed è un “autentico” robot, gigantesco, comandato a distanza attraverso un televisore. Non ci risulta che vi siano precedenti: è estraneo alla tradizione degli uomini, mentre improbabile è il riferimento a R.U.R. – Rossum’s Universal Robois, scritto da Karel Capek – è vero – nel 1920, che ha avuto i due famosi allestimenti di Feurstein nello stesso 1921 ma al Teatro nazionale di Praga, mentre quello di Frederick Kiesler è del 1922. Per contro, il 2 giugno 1922, Vinicio Paladini e Ivo Pannaggi presentano Ballo Meccanico futurista presso la Casa d’Arte Bragaglia a Roma: il costume ideato da Pannaggi è sorprendentemente simile all’Uomo meccanico di Deed. Precisiamo solo che non intendiamo qui annoverare il film di Deed tra gli antecedenti dell’estetica meccanica”; avanziamo invece che uno degli episodi maggiori della nostra avanguardia trova un motivo tematico-figurativo (meccanografico) proprio nel cinema “basso” italiano. Se poi si tratta di una fonte diretta (L’Uomo meccanico riceve il visto solo il 1° novembre 1921 ma esce a Roma un anno dopo, il 25 ottobre 1922) resta solo da dimostrare. La figurazione del corpo-marionetta aveva conosciuto l’eccellenza del classico: Pinocchio (Cines, 1911), firmato da Gant, alias Giulio Antamoro, con Ferdinand Guillaume. André Deed, già corpo disarticolabile e “uomo moltiplicato” (Cretineiti che bello!, 1909), adesso lascia lo spazio dello schermo alla traduzione metallica del robot. Anzi, di due robot, che si affrontano in un finale propriamente elettrico e pirotecnico. André Deed, lui rimane dilato. Cretinetti meno del solito. (Michele Canosa, Cinegrafie, n.4, 1991).