LUCÍA
Scen.: Humberto Solás, Julio García Espinosa, Nelson Rodríguez. F.: Jorge Herrera. Scgf.: Pedro García Espinosa, Roberto Miqueli. Mus.: Leo Brouwer, Joseíto Fernández. Int.: Raquel Revuelta (Lucía nel 1895), Eduardo Moure (Rafael), Idalia Anreus (Fernandina), Eslinda Núñez (Lucía nel 1933), Ramón Brito (Aldo), Flora Lautén (Flora), Adela Legrá (Lucía dopo la Rivoluzione), Adolfo Llauradó (Tomás), Teté Vergara (Angelina). Prod.: Raúl Canosa, Camilo Vives per ICAIC. DCP. D.: 160’. Bn
Scheda Film
Il restauro di Lucía ha utilizzato i negativi originali camera e suono e un elemento duplicato di terza generazione preservati presso l’ICAIC. Parte consistente del negativo originale (5 rulli su 18) affetto da avanzata sindrome dell’aceto, è risultato inutilizzabile e sostituito con un duplicato di seconda generazione conservato dal Bundesarchiv a partire dalla fine degli anni Sessanta, quando il film fu distribuito in Germania Est. Lucía è stato girato su due diverse pellicole, Orwo e Ilford, sviluppate secondo lo stile, il registro e le intenzioni narrative dei diversi episodi. Le testimonianze di Raúl Rodriguez e Carlos Bequet sono state preziose per il grading che ha utilizzato, come riferimento, una copia preservata presso il BFI – National Archive.
L’ICAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos) nacque dalla vittoria della Rivoluzione. Chi come noi si apprestava a fondare un’industria cinematografica nazionale partendo da zero doveva affrontare una serie di problemi che andavano risolti subito. Il nostro problema fondamentale era una dicotomia culturale come quella illustrata dalla tesi di Lenin sulle culture nazionali. Avevamo una tradizione culturale elitaria che rappresentava gli interessi della classe dominante e una cultura più clandestina che aveva già subito un’ampia esposizione mediatica: a un certo punto tutte le espressioni artistiche iniziarono a essere convertite in prodotti di una cultura consumistica.
Dato che l’elemento elitario e quello popolare erano intimamente legati e che la consapevolezza piccoloborghese e le influenze europee e nordamericane erano predominanti, il nostro panorama culturale all’epoca della Rivoluzione era piuttosto desolante. Parliamo degli anni Sessanta, quando il più importante movimento cinematografico era la nouvelle vague francese. Film come Hiroshima mon amour (1959) di Alain Resnais o L’avventura (1960) di Michelangelo Antonioni segnarono buona parte del decennio successivo. Tali influenze ci alienavano dalle nostre forme culturali autoctone e dalla seria ricerca di un tipo di espressione culturale coerente con la vita nazionale e con l’esplosiva dinamica rivoluzionaria. Eppure era una strada che dovevamo percorrere. Chiunque adoperi per la prima volta gli strumenti dell’attività artistica è destinato a essere vulnerabile alle influenze artistiche esterne.
Con Lucía, volevo rappresentare la nostra storia per fasi, mostrare come le frustrazioni e le battute d’arresto – come gli anni Trenta – avessero elevato a uno stadio successivo la nostra vita nazionale. Quando si gira un film storico, che esso si svolga due decenni o due secoli fa, ci si riferisce sempre al presente.
Lucía non è un film sulle donne, è un film sulla società. Ma all’interno della società io ho scelto il personaggio più vulnerabile, quello trascendentalmente più toccato dalle contraddizioni e dal cambiamento.
Humberto Solás, in Cinema and Social Change in Latin America. Conversations with Filmmakers, a cura di Julianne Burton, University of Texas Press, Austin 1986