LOOPING THE LOOP
R.: Arthur Robison. Sc.: Arthur Robison, Robert Liebmann. F.: Karl Hoffmann. Scgr.: Robert Herlth, Walter Röhrig. In.: Werner Krauss (Botto), Warwick Ward (Andre), Jenny Jugo (Blanche). P.: Ufa. 3347m. D.: 120’. 35mm.
Scheda Film
“[…] 1928: ancora un film sul circo. Dopo il grande successo di Variété di Dupont negli Stati Uniti, si sente odore di sfruttamento, di meccanica riproduzione del genere, di volgare calcolo: ma la riduzione di questi film a mero triangolo sentimentale melodrammatico li rende sterili. Non riescono nemmeno a dire nulla di nuovo sull’ambiente artistico in cui si svolge l’azione. Quando A Girl in Every Port di Hawks nel 1929 impressionò i parigini e – secondo Langlois – li allontanò dall’espressionismo, l’ambientazione artistica non impedì loro di scoprire la modernità, Louise Brooks compresa. Jenny Jugo in Looping the Loop è come la Brooks, una di queste ragazze della “nuova oggettività” che subentrano al posto delle attrici espressioniste dai nomi di fantasia: Lya de Putti, Pola Negri, Lil Dagover. […]
Con Werner Krauss nei panni di un clown, antagonista di un personaggio attivo, il film dà vita a un paradosso che il pubblico berlinese, per il quale Krauss era innanzitutto un grande attore di teatro, deve aver percepito con piacere; privato del suo elemento essenziale, la parola, egli è ridotto al solo corpo, che nasconde negli ampi panni del clown, mentre la sua mimica è mascherata da uno spesso strato di cerone. Cosa resta dell’espressionismo? Quei suoi occhi bistrati risultano più che altro irritanti: come la rappresentazione per immagini speculari di Robison, essi mettono a dura prova la percezione dello spettatore. […]
Elevare il comico a gag: questo è lo stile di Robison. Il film inizia con la drammatica immagine del clown dal doppio volto e termina sulle gambe di una coppia unita nell’happy end, sulle grandi scarpe di lui e sulle esili scarpette d’argento di lei, mentre il piccolo randagio, soddisfatto, spicca un salto.
Per un regista nato a Chicago è naturale finire il suo film con un loop (nei giochi da fiera, il cerchio della morte; n.d.t.).
(Frieda Grafe, Cinegrafie n. 7)
Il restauro si è basato su di una copia conservata dal Gosfilmofond, con didascalie tedesche originali incomplete. Il ritrovamento del visto di censura ha permesso il restauro definitivo delle didascalie. La lunghezza della copia attuale è di 3000m (lungezza secondo il visto di censura: 3347m).