LE RAGAZZE DI PIAZZA DI SPAGNA

Luciano Emmer

Sog.: Sergio Amidei. Scen.: Sergio Amidei F.: Rodolfo Lombardi. M.: Jolanda Benvenuti. Scgf.: Mario Garbuglia. Mus.: Carlo Innocenzi. Int.: Lucia Bosè (Marisa Benvenuti), Cosetta Greco (Elena), Marcello Mastroianni (Marcello Sartori), Eduardo De Filippo (sor Vittorio), Ave Ninchi (madre di Marisa), Leda Gloria (madre di Elena), Liliana Bonfatti (Lucia), Renato Salvatori (Augusto Terenzi), Giorgio Bassani (il professore-narratore). Prod.: Astoria Film. 35mm. D.: 97’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Emmer è il fotografo affettuoso di una nuova generazione di piccola borghesia che esce con entusiasmo dalla guerra. Quasi passo passo, dopo il mondo popolare di Domenica d’agosto e attraverso Parigi è sempre Parigi, seguiamo momenti di passaggio, fotografati con fuggevolezza e uno sguardo apparentemente svagato. Qui è l’entrata nella vita adulta di tre ragazze, che lavorano sì a Piazza di Spagna, ma vengono dai quartieri popolari della città: le case popolari di Donna Olimpia (raccontati anche da Pasolini), la Garbatella, la Roma-campagna di Capannelle. A guardarle e narrarle è un professore che le incontra tutti i giorni, interpretato da Giorgio Bassani. Quella gioventù che lui vede entrare nell’età adulta è anche un popolo che diventa meno povero, e la sensualità dello sguardo ferma questo passaggio come un temporale che segna la fine dell’estate, contornato di deliziosi caratteristi, da Ave Ninchi ed Eduardo De Filippo a un giovane Mastroianni.

Emiliano Morreale

 

Di questo mondo che ha una certa nobiltà nativa, discendente di un’antica cultura decaduta e rimasta in alcune forme di vita, Emmer sembrerebbe il più autentico narratore. È ormai perfino troppo bravo a mostrare appartamenti popolari sovrappopolati, e camioncini carichi di famiglie che vanno a divertirsi. Ma quando avremo data la sua parte a una certa facilità, bisognerà riconoscergli un talento poetico vero nel rappresentare certi rapporti, gli amori e i litigi, e le testimonianze indiscrete dei ragazzi che dividono la vita e i drammi degli adulti. E almeno una scena di forte carica poetica, e che forse riassume tutto quanto egli ci vuol dire, d’un popolo vero ma che ha reali beni nel mondo sensibile elaborato da generazioni di artisti, e nelle giovani donne che paiono partorite dall’eterno femminino dell’arte italiana: la scena in cui il ragazzo del camioncino spia, nella sala della grande sartoria, la ragazza vestita da gran dama e trasformata in gran dama.

Corrado Alvaro, “Il Mondo”,

1° marzo 1952

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