LE CIEL EST À VOUS
T. it.: Il cielo è vostro. Scen.: Albert Valentin, Charles Spaak. F.: Louis Page. Mo.: Louisette Hautecœur. Scgf.: Max Douy. Mu.: Roland Manuel. Su.: Jean Putel. Int.: Madeleine Renaud (Thérèse Gauthier), Charles Vanel (Pierre Gauthier), Jean Debucourt (Larcher), Raymonde Vernay (Madame Brissard), Léonce Corne (dottor Maulette), Raoul Marco (Monsieur Noblet), Albert Rémy (Marcel), Robert Le Fort (Robert), Anne-Marie Labaye (Jacqueline), Michel François (Claude), Gaston Mauger (il successore del dottor Maulette), Paul Demange (Petit), Henry Houry, Anne Vandène (Lucienne Ivry), Jacques Beauvais (il maître d’hotel). Prod.: Les Films Raoul Ploquin (UFA-ACE). Pri. pro.: 2 febbraio 1944 35mm. D.: 105’. Bn.
Scheda Film
Quando avrete dei dubbi sull’utilità della critica cinematografica, pensate a Le Ciel est à vous. Questo film senza pubblicità e senza divi sarebbe certamente passato inosservato dal pubblico senza l’attenzione di qualche giornalista: non avendo di suo nessuna delle attrattive consuete, avrebbe forse conosciuto la sorte di un piccolo mélo. Grazie a un’équipe di cronisti, invece, Le Ciel est à vous solleva già altrettante polemiche di Les Visiteurs du soir (L’amore e il diavolo).
Ma ora che il successo del film di Grémillon è assicurato, si può, senza rimorsi, insinuare qualche sfumatura contraddittoria tra le lodi. Nonostante le sue sorprendenti qualità, non è vero che quest’opera sia perfetta. La sceneggiatura, malgrado lo stile su cui ritorneremo, non sfugge sempre a una lieve puerilità. Il soggetto stesso poteva essere trattato con più vigore. Un minimo di asprezza, come contrappunto psicologico, avrebbe donato al dramma una tensione di cui talvolta manca. Per finirla con le riserve, diciamo anche che non è stato giusto lodare indiscriminatamente tutti gli attori. […] Ma l’originalità di questo film risiede essenzialmente nel rapporto sorprendente della sostanza e della forma. Era difficile riunire più situazioni eccezionali, ricorrere più spesso agli stereotipi emozionanti della ‘Veillées des Chaumières’, per non dire della ‘Bibliothèque Rose’. Eppure, questa sceneggiatura che avrebbe potuto essere desunta da un feuilleton di “l’Écho de la Mode” lo fu in realtà da un vero fatto di cronaca, e il miracolo dell’arte di Grémillon è di restituire a delle situazioni abusate dalla letteratura edificante o melodrammatica, una verginità di documentario, una precisione, una credibilità, un realismo straziante. Non sono le lacrime versate a provare il valore di un dramma. Ciò che conta, è il loro sale spirituale. […] Per ritrovare nella moneta falsa dello stereotipo l’elemento originale della realtà, era necessaria una scienza singolare. L’arte di Grémillon si presterebbe a lunghi commenti. Questo regista, che ci aveva dimostrato, in Lumière d’été, il suo virtuosismo cinematografico, raggiunge qui, a forza di maestria, la dissimulazione straordinaria della tecnica. Si esprime in una prosa visiva di un’onestà e di una trasparenza così perfette che finiamo per perderne coscienza. A questo livello di abilità, l’arte scompare completamente nel suo oggetto; non siamo più al cinema ma nella vita.
André Bazin, Le Ciel est à vous, “L’Écho des Étudiants”, 26 febbraio 1944