L’angelo Bianco

Raffaello Matarazzo

Sog.: Raffaello Matarazzo, Giovanna Soria, Piero Pierotti; Scen.: Aldo De Benedetti; F.: Tonino Delli Colli; Mo.: Mario Serandrei; Scgf.: Ottavio Scotti; Mu.: Michele Cozzoli; Int.: Amedeo Nazzari (Ing. Guido Carani), Yvonne Sanson (Lina Mercolin), Enrica Dyrell (Elena Carani), Alberto Farnese (Poldo), Flora Lillo (Flora), Philippe Hersent (Mario La Torre), Nerio Bernardi (Avv. Rossi), Virgilio Riento (Dott. Marini), Emilio Cigoli, Olga Solbelli (Madre Superiore), Paola Quattrini (Alda), Ignazio Balsamo, Franca Parisi, Oscar Andriani, Rina Franchetti, Silvana Jachino, Giuseppe Chinnici; Prod.: Silvio Clementelli Per Titanus E Labor Film; Pri. Pro.: 6 Aprile 1955; 35mm. D.: 100′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Alla fine de I figli di nessuno, i personaggi erano lasciati in una tragica miseria, relativamente incompatibile con lo spirito fondamentale del melodramma popolare, che esige che la sventu­ra, per quanto completa, trovi in qualche modo una forma di compensazione e una pienezza. La coppia degli eroi aveva per­duto il proprio figlio e d’altra parte non poteva riavvicinarsi sen­za rinnegarsi, dato che Luisa aveva abbracciato la vocazione religiosa. A partire da questa situazione “bloccata”, la sceneg­giatura di Angelo bianco si rivela estremamente abile e di una ricchezza di senso che si può qualificare geniale. L’invenzione del personaggio di Lina (sosia di Luisa) rilancia congiuntamen­te l’interesse romanzesco morale e religioso per i personaggi. Il racconto conduce Guido verso un deserto affettivo e una disperazione ancora più grandi di quelli che aveva provato ne I figli di nessuno (…). Attraversa diversi stati psicologici intensi – inquietudine di fronte alla somiglianza delle due donne (e come non pensare qui a Vertigo?), poi slanci appassionati e repressi per la sosia di Luisa – che lo condurranno dopo molte peripe­zie ad una forma di riconciliazione con il mondo, quando avrà riscoperto, grazie a Luisa, il bambino che gli aveva donato Lina. (…) Nelle sequenze finali, l’aspetto geometrico della regia aggiunge un lirismo inaudito al contenuto drammatico dell’azio­ne e, allo stesso tempo, un tocco di fantastico metafisico nato ne I figli di nessuno (con l’apparizione finale di Suor Addolora­ta) per esprimersi successivamente in Angelo bianco, dove è tutta la relazione Luisa-Lina che acquisisce una dimensione quasi sovrannaturale. (…)”.

Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma, Laffont, Paris, 1992

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