KALIYA MARDAN

Dhundiraj Govind Phalke

T. alt: The Childhood of Krishna. Scen., F.: Dhundiraj Govind Phalke. Int.: Mandakini Phalke (Krishna), Anna Salunke (Yashoda), Neelkanth, Sahadevrao Tapkire, Baburao Patil. Prod.: Hindustan Cinema Film Co.. 35mm. L.: 1353 m (incompleto). D.: 60’ a 20 f/s. Bn

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il 1919 vide inasprirsi i moti nazionalisti nell’India Britannica e fu anche un anno importante per il cinema indiano, a soli sei anni dalla proiezione del primo lungometraggio, Raja Harishchandra di D.G. Phalke. In quello stesso anno R. Nataraja Mudaliar di Madras girò Keechaka Vadham, il primo film prodotto nell’India meridionale, e uscì anche Bilwamangal, riscoperto recentemente e considerato il primo film muto dell’industria cinematografica bengalese. Sempre nel 1919 Baburao Painter usò la prima macchina da presa di fabbricazione indiana per girare il suo film d’esordio, Sairandhri. Lokmanya Tilak, leader del movimento indipendentista indiano, ne fu così colpito da conferire a Painter il titolo di ‘Cinema Kesari’.
Fu in questo periodo che uscì Kaliya Mardan di Phalke, sull’infanzia della divinità induista Krishna, interpretato dalla figlia di sette anni del regista, Mandakini Phalke. Nel 1910, dopo aver visto un film sulla vita del Cristo ed esserne rimasto molto colpito, Phalke aveva scritto: “Potremo mai, noi figli dell’India, vedere sullo schermo immagini indiane?”. Kaliya Mardan è un ulteriore passo verso la rappresentazione cinematografica della mitologia indiana dopo i suoi precedenti Lanka Dahan e Shri Krishna Janma.
Interessante è l’inizio del film, con quello che sembra essere un provino: dopo un cartello con la scritta “Studio delle espressioni facciali di una bambina di sette anni”, vediamo Mandakini che mima vari stati d’animo. La trama si dipana poi tra le birichinate di Krishna ed episodi che mettono in luce la sua benevolenza. Il film è degno di nota anche per gli effetti speciali, in particolare l’emblematica sequenza subacquea che illustra la vittoria di Krishna sul serpente Kaliya dopo un’epica battaglia. La scena culminante è una celebrazione trionfale durante la quale pare che il pubblico intonasse canti devozionali e scandisse slogan nazionalisti. La vittoria di Krishna sul serpente demone è stata interpretata come un simbolo del movimento nazionalista e della lotta per rovesciare il dominio coloniale britannico. Il film ebbe un grande successo e rimase in cartellone per dieci mesi. Questo è l’unico film di Phalke a essersi conservato quasi intatto grazie al lavoro dell’archivista P.K. Nair, che per ricostruirlo mise faticosamente insieme diversi frammenti basandosi sulle note scritte dallo stesso Phalke nel suo diario.

Shivendra Singh Dungarpur

Copia proveniente da