KAIN I ARTEM

P. Petrov Bytov

S.: dal racconto omonimo di Maxim Gorky. Sc.: O. Kuznetsova, E. Neviagskaia, M. Remezova, P. Petrov-Bytov. F.: N. Usciakov, M. Kaplan. Scgf.: N. Duvorov, I. Mahlis. In.: Elena Egorova (la donna), G. Uvarov (il marito), E. Gal’ (Haim, detto Kain, calzolaio), Nikolaj Simonov (Artem, scaricatore). P.: Sovkino (Leningrado). 35mm. L.: 1749m. D.: 82’ a 18 f/s.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Non è per caso che il regista Pavel Petrov si è aggiunto il secondo nome ‘Bytov’, che vuol dire ‘uno che viene dalla vita quotidiana’. Egli era davvero affascinato dall’idea di mostrare la vita quotidiana della gente dei bassifondi, e questo interesse l’avvicina alla poetica dell’opera di Maxim Gorky. Tuttavia, lavorando sulla sceneggiatura, in questo film Bytov decise di rinforzare il più possibile il senso politico del racconto del padre del realismo socialista, aggiungendo alla sua storia alcune scene che mostrassero la nascita della coscienza rivoluzionaria dello scaricatore russo Artem, educato dal calzolaio ebreo Kain. Ma, come ha scritto Adrian Piotrovsky, uno dei maggiori teorici del cinema dell’epoca, il metodo di Petrov-Bytov, nonostante le sue ‘buone intenzioni’, è spesso più vicino allo stile mistico e decadente di un Leonid Andreev che a quello realistico di Gorky. In certi momenti (per esempio nella scena della trattoria), nello stile del film, nel gioco della luce e dell’ombra si fa sentire anche l’influenza dell’espressionismo tedesco, ma il regista riesce a conciliarlo con la fotogenia dell’espressione veritiera dei volti popolari dei poveri del Volga. Anatolij Lunaciarsky, personaggio di spicco nella vita culturale sovietica del periodo, ha definito Kain i Artem ‘uno dei capolavori del nostro cinema’. Nel 1932, al film venne aggiunto il sonoro, a Parigi, per opera di Abel Gance, quindi riportato in Unione Sovietica dove ebbe una seconda vita come film sonoro”.

(Natalia Noussinova)

Copia proveniente da