IN WHICH WE SERVE
T. it.: Eroi del mare / Il cacciatorpediniere Torrin; Sog.: NoEl Coward; Scen.: NoEl Coward, Betty Curtis; F.: Ronald Neame; Mo.: Thelma Myers; Scgf.: David Rawnsley, William C. Andrews; Co.: Norman Delaney; Mu.: NoEl Coward; Su.: Charles C. Stevens; Effetti speciali: Douglas Woolsey, Stanley Grant; Int.: NoEl Coward (“D”, Capitano Edward V. Kinross), John Mills (Marinaio semplice Shorty Blake), Bernard Miles (Sottufficiale capo Walter Hardy), Celia Johnson (Sig.ra Alix Kinross), Kay Walsh (Freda Lewis), Joyce Carey (Kath Hardy), Derek Elphinstone (No. 1), Michael Wilding (“Flags”), Robert Sansom (“Guns”), Philip Friend (“Torps”), James Donald (dottore); Prod.: Two Cities Film; Pri. pro.: Londra, 1 ottobre 1942 35mm. L.: 3138 m. D.: 115′.
Scheda Film
È un film sulla guerra realizzato durante la guerra, in un periodo della storia in cui nessuno parlava ancora di film “antiguerra”. E rispecchia in modo molto preciso i sentimenti delle tre classi da cui era formata la società britannica – la classe operaia, il ceto medio e quello alto – nella maniera semplicistica in cui tutti allora consideravano la guerra. Benché comprenda già la prima sconfitta europea, con l’evacuazione della maggior parte delle forze armate britanniche a Dunkerque, e l'”ingresso di Hitler a Parigi”, era ancora un’epoca in cui quasi tutti, nonostante la guerra nel deserto, le incursioni aeree e la Battaglia d’Inghilterra, ritenevano che i massimi orrori di guerra fossero stati quelli dei combattimenti di trincea nelle Fiandre durante la Prima Guerra Mondiale (…). La distruzione massiccia delle città attraverso i bombardamenti aerei e gli orrori dello scenario giapponese del conflitto, culminanti nella spaventosa e inconcepibile mostruosità dei campi di concentramento, erano tutti aspetti della guerra totalmente sconosciuti nel 1942, quando gli scontri in mare, incentrati sull’affondamento delle navi di rifornimento da parte dei sottomarini tedeschi (come nella Prima Guerra Mondiale), continuavano a rafforzare l’idea inconscia che questo secondo conflitto fosse destinato a essere simile al primo. Di conseguenza, è abbastanza naturale che nel film ci si riferisca a Hitler in modo quasi amichevole, così come si parlava del “Kaiser Bill” durante il primo conflitto. (…) Il film inizia come un documentario di Grierson, con un montaggio di scene in cui vediamo la costruzione del cacciatorpediniere, con primi piani dei volti degli operai, i rivetti che vengono fissati sulle lastre di acciaio, parti dell’imbarcazione che vengono assemblate, la chiglia che prende forma, per finire con la bottiglia di champagne lanciata sulla prua e il varo della nave che scivola nell’acqua. (…) Se in questo preludio c’è ben poco che non si sia già visto nel cinema documentario inglese, si tratta però di un’emozionante introduzione allo stile e alla sensibilità di un nuovo regista: non stiamo parlando di Noël Coward, ma di David Lean, che quasi sconosciuto a critica e pubblico ai tempi in cui il film uscì, viene a malapena citato nelle recensioni. La sensibilità al movimento e al lirismo di ogni inquadratura e l’abilità nel montaggio alternato sarebbero diventati caratteristici di molti dei suoi film successivi. Il mare con i suoi spruzzi e il cielo con le sue nubi si prestano a un bell’esempio di fotografia in bianco e nero, unita a una sensibilità per gli elementi.
Gerard Pratley, The Cinema of David Lean, Barnes & Co./The Tantivy Press, New Jersey-Londra, 1974