IL MIRACOLO

Mario Caserini

R.: Mario Caserini. F: Domenico Bazzichelli. In.: Leda Gys (Maria), Goffredo D’Andrea (Arturo), Nella
Serravezza, Elena Bottone, Pietro Concialdi. P.: Monopolio Lombardo, Napoli. D.: 1511 m. 35 mm.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

La trama del film, più noto con il titolo di Il miracolo di San Gennaro, veniva così riassunta in un volantino pubblicitario dell’epoca: “Nella festa di San Gennaro, la giovane Maria, ammalata di tisi per la calunnia di una lettera anonima indirizzata al suo fidanzato, Arturo, studente laureando in medicina, riceve una triplice grazia: la salute del corpo per sé, la salute dell’anima per Arturo e la loro e felicità comune”. Il miracolo (che nel sud divenne Il miracolo di San Gennaro) è uno dei film più significativi ed interessanti della produzione del Monopolio Lombardo di Napoli. Infatti, mentre la cinematografia lombarda o torinese non riescono a superare l’impasse provocato dalla crisi postbellica e subiscono l’umiliazione di avere i loro film in lista di attesa per anni per poter uscire sugli schermi, ormai dominati dal cinema d’oltreoceano, Gustavo Lombardo è l’unico produttore che riesce a realizzare film che, pur nei loro limiti, attraggono il pubblico, non scontentano la critica, recuperano abbondantemente i quattrini investiti e si vendono all’estero. Niente dive, niente melodrammi o tragedie vieux jeu, niente imprese faraoniche per magniloquenti kolossal, ma una accorta serie di film, ordinata su quattro direttive vincenti: film d’avventura per grandi e piccini, con Ubaldo Maria Del Colle ed Ermanno Roveri nei panni di due poliziotti padre e figlio un po’ pasticcioni; film atletico acrobatici, con un eccezionale “uomo forte”, Giovanni Raicevich, campione del mondo di lotta greco-romana; commedie brillanti, a volte con un pizzico di stravaganza, per i pubblici medio ed alto borghesi, con una coppia di attori francesi di buon livello, Charles Krauss e Maryse Dauvray; ed infine i film con Leda Gys. Film dopo film – è nel cinema dal 1913 – Leda Gys (1892-1957) era riuscita a costruirsi un personaggio sempre più popolare, divenendo una beniamina del pubblico, non solo italiano. Una densa routine durante gli anni della guerra mondiale, spesso come brioso contrappunto al drammatico temperamento di attrici come la Bertini, Hesperia e Lyda Borelli (in La Leda innamorata, del 1915, si divertì a prenderle in giro con abilissime imitazioni), la Gys era stata anche in Spagna per girarvi delle co-produzioni. Al ritorno aveva poi interpretato vari melò di buon esito commerciale. È anche di quest’epoca un suo cameo nel Christus (1916) di Giulio Antamoro, ove dette il suo volto alla Madonna. Trasferitasi a Napoli nel 1918, si legò a Gustavo Lombardo, e nei dieci anni che seguirono fu protagonista di una ventina di film sia
comico-sentimentali che drammatici: abilissima nel passare da una recitazione indiavolata ad un tenero abbandono sentimentale, da un sorriso sbarazzino ad un accento piccante, Leda Gys fu veramente la protagonista assoluta dell’ultima stagione del cinema muto italiano.
Mario Caserini – di cui Il miracolo è l’ultimo film girato prima dell’improvvisa morte – volle che la
seconda parte venisse girata quasi per intero nel Duomo partenopeo, riprendendo le suppliche, le imprecazioni pittoresche, i volti allucinati e l’atmosfera di esaltata superstizione che si creava in occasione del “miracolo” di San Gennaro. (Vittorio Martinelli)
Ne ll miracolo, che è un film che affonda le sue radici in un humus schiettamente napoletano, si hanno in
realtà due miracoli: San Gennaro, patrono di Napoli, liquefà il sangue nella sacra ampolla, e contemporaneamente guarisce dal mal sottile la delicata protagonista. “Questi due episodi possono non persuadere quella parte di pubblico miscredente, che può accusare il finale inverosimile e frutto di un abile trucco. D’altra parte, però, il miracolo è un intervento opportuno per condurre il lavoro a lieto fine e la maggioranza degli spettatori se ne va soddisfatta.
[…] Questo soggetto, che la brava Leda Gys ha voluto animare con la sua valorosa interpretazione, è ben
ideato e riesce a interessare e, talvolta, anche a commuovere. […] Lo inscenatore ha sviluppato lo
svolgimento con azioni sceniche avvincenti e ben equilibrate: ottima l’inquadratura degli ambienti e accurata la messa in scena, senza sfarzi esagerati. Siamo lieti di aver potuto apprezzare in questa pellicola, una volta di più, la fine e delicata sensibilità interpretativa di Leda Gys che, con arte intelligente ed esperta, ha incarnato la passionale figura di Maria, rendendola assai espressiva e umana. Sempre nitida e luminosa la fotografia, con qualche bell’effetto di luce”. (Carlo Fischer in La Cine-Foto, Napoli, 11.4.1920)

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