IL COVO

Vittorio Carpignano

35mm. D.:11’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Prodotto dalla Dolomiti film per incarico della scuola di Mistica fascista, distribuito dalla Minerva, sceneggiato da Enrico Gras e fotografato da Massimo Dallamano, ricorda i primordi del fascismo, i trascorsi interventisti di Mussolini e dei suoi seguaci, la fondazione dei fasci di combattimento nel marzo 1919, la guerra civile e l’ascesa al potere suggerita da una “soggettiva” in movimento sulle pietre romane della vita Appia Antica. È un documentario evocativo strutturato con pochi elementi la sede del “covo”, le stanze in cui si redigeva Il Popolo d’Italia, la scrivania del duce gli oggetti sparsi sui tavoli, rastrelliere di fucili, elmetti e mantelline militari, randelli. Incessanti le dissolvenze, le carrellate negli ambienti adibiti a museo, le sovrimpressioni di numeri del giornale in cui squillano titoli esclamativi, le interferenze di foto e di cine-attualità. Brani di repertorio sono stampati in negativo e articoli di giornale riprodotti in trasparenza. V’è una instancabile ricerca di cinematograficità, che isola Il covo dalla produzione propagandistica corrente e denuncia l’origine gufina del film. […] I più banali riferimenti alla cronaca e alla storia sono trasfigurati e il “covo” è perlustrato con devozione religiosa. La fotografia e l’illuminazione sono inerenti ad una atmosfera catacombale e la natura simbolizza l’inclemenza dei tempi. La povertà degli interni, gli angoli immnersi nella penombra proiettano un clima cospirativo, la germinazione di una fede nei sottosuoli urbani. la luce del giorno, nell’ultima inquadratura che squarcia la dominante notturna e sotterranea, sprigiona una carica catartica in un film trapiantato nella mitologia funerea della “rivoluzione fascista”. (Mino Argentieri, L’occhio del regime, Vallecchi, 1979)

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