I FIGLI DI NESSUNO – I episodio
S.: dal romanzo omonimo di Ruggero Rindi. Sc.: U. M. Del Colle. F.: Vito Armenise. In.: Leda Gys (Luisa), U.M. Del Colle (Poldo), Ermanno Roveri (Gualberto detto “Balilla”), Alberto Nepoti (Arnaldo Carani), Léonie Laporte (contessa Carani), Ignazio Lupi (il curato), Giulio Berenzone (il padre di Luisa), Rita Almanova (Edvige), Alberto Casanova, Adriana Vergani. P.: Lombardo Film, Napoli. 35mm. L.: 1978m. D.: 100’ a 18 f/s.
Scheda Film
Il film, un classico del cinema popolare e del “feuilleton” cinematografico del cinema muto italiano, fu originariamente distribuito in tre episodi, rispettivamente intitolati L’Inferno bianco, Suor Dolore e Balilla, e la narrazione si dipanava per quasi 4 ore di proiezione. Purtroppo, nessuna delle copie ritrovate del film ha conservato la suddivisione in 3 episodi. Infatti, entrambe le copie italiane sopravvissute (presso la Fondazione Cineteca Italiana di Milano) sono articolate in due “Serie” (che suddividono circa a metà il metraggio complessivo di 3.400 metri), così come la versione americana del film, Nobody’s Children (gentilmente messa a disposizione dall’Academy Archive di Los Angeles). La comparazione delle tre copie ha permesso di ricostruire la struttura narrativa del film (alquanto complessa), di identificare le colorazioni utilizzate in origine, e di stabilire la lista delle didascalie della versione italiana. Purtroppo ambedue le copie italiane sono incomplete e/o in avanzato stato di decomposizione; solo in alcuni casi si è potuto utilizzare la versione statunitense per colmare le lacune (per le didascalie, ad esempio, nel qual caso la diversa grafica utilizzata evidenzia il fatto che non figurano nella copia italiana), ma nella maggior parte dei casi ciò non è stato possibile, perché per il mercato nordamericano il film venne distribuito in una versione ampiamente rimaneggiata, rimontata, accorciata, con circa la metà delle didascalie rispetto alla versione italiana, e in molti casi modificando il testo delle didascalie. È interessante notare a questo proposito che la versione americana accentua il contenuto “rivoluzionario” di alcune didascalie, puntando decisamente verso una lettura “di classe” della vicenda.
I figli di nessuno costituì uno dei più rilevanti successi del cinema italiano degli anni venti, ma ebbe difficoltà con la censura, per la spregiudicatezza di certi temi (la denuncia, per esempio, del lavoro minorile in miniera o gli accenni alla solidarietà operaia nella lotta di classe). Al primo episodio la censura impose infatti una serie di condizioni:
1) Ridurre la scena in cui si vede l’operaio che rimane vittima della mina, in modo che la proiezione termini al punto in cui il cadavere, trasportato nella casetta del custode, viene adagiato su di un materasso, per terra. ; 2) modificare la scena in cui si vede la commissione degli operai, capitanata da Don Demetrio, recarsi dal conte Carani, in modo che dall’azione vengano eliminati tutti gli operai, facendo figurare il solo sacerdote che si reca dal conte, a nome di tutti loro; 3) sopprimere del tutto la scena che rappresenta l’insurrezione degli operai.
A trent’anni di distanza, nel 1951, Gustavo Lombardo e Ubaldo Maria Del Colle (quest’ultimo in veste di consulente) hanno prodotto una nuova versione del film, diretta da Matarazzo, che risultò uno dei maggiori successi di cassetta nella storia del cinema italiano di tutti i tempi. Il film uscì anche in Francia, in sei episodi (con il titolo di Les enfants trouvés).
(Aldo Bernardini-Vittorio Martinelli, Leda Gys, attrice, Milano, Coliseum, 1987)