HANAMUKO NO NEGOTO

Heinosuke Gosho

T. int.: The Groom Talks in His Sleep Scen.: Akira Fushimi. F.: Joji Ohara. Su.: Yoshisaburo Seo. Int.: Chojiro Hayashi (Yasuo Komine, lo sposo), Hiroko Kawasaki (Sachiko, la sposa), Tokuji Kobayashi (Hikosuke Tamura), Setsuko Shinobu (Chikako), Ryotaro Mizushima (Terauchi), Eiko Takamatsu (Osato), Tatsuo Saito (Keiichi Miyake), Tokkan-kozo (il venditore di sake). Prod.: Shochiku. 35mm. D.: 73′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Queste due esili ma argute e inventive commedie sono emblematiche sia della sperimentazione formale che caratterizzò il primo cinema sonoro giapponese, sia dell’interesse della Shochiku per la vita urbana contemporanea. Nel 1931 Heinosuke Gosho aveva firmato il primo film giapponese completamente sonoro, La vicina e la moglie, proiettato nel 2012 a Bologna nella prima parte di questa retrospettiva. Ma all’inizio degli anni Trenta i muti (anche se talvolta con colonne sonore post-sincronizzate) costituivano ancora la maggioranza dei film prodotti in Giappone. Non sorprende dunque che queste commedie datate rispettivamente 1933 e 1935 proclamino fin dai titoli il loro status di film sonori, e che il virtuosismo con cui impiegano la nuova tecnologia costituisca uno dei loro maggiori pregi. 

Ironicamente, lo stesso Gosho conservò un atteggiamento critico verso i suoi primi ‘talkies’. Nel 1934 osservò che i registi giapponesi erano ancora costretti a destreggiarsi tra muto e sonoro, indicazione della loro incapacità di adattarsi correttamente al nuovo mezzo espressivo. Commentò inoltre che il sonoro comportava spese di produzione più alte, e ciò andava a scapito della finezza intellettuale, tendenza che vedeva esemplificata in La sposa parla nel sonno. Anche il recensore di “Kinema Junpo” fu sprezzante nei confronti del film, che accusò di non mantenere la promessa erotica cui il titolo allude.
Con il senno di poi i film appaiono molto migliori, e l’esilità è parte del loro fascino. “Praticamente privi di trama, e più simili a scenette comiche che a storie pienamente sviluppate” scrive Arthur Nolletti, Jr., “queste lievi commedie, o farse, partono da un argomento assolutamente banale (spesso una situazione socialmente imbarazzante) e lo usano come trampolino di lancio per una serie di gag”. In film che ruotano attorno ai disturbi del sonno dei protagonisti, “Gosho prende un tema di straordinaria irrilevanza che però ha un effetto sconvolgente sui personaggi, e su questo costruisce una situazione comica”. Non c’è dubbio che buona parte dei pregi di questi film stia nella brillante regia di Gosho e nella bravura del cast, soprattutto delle due interpreti principali (Kinuyo Tanaka in La sposa e Hiroko Kawasaki in Lo sposo). Ma in entrambi Gosho trova anche il modo di osservare con acume i personaggi e gli ambienti sociali, esplorando i valori e i comportamenti della piccola borghesia provinciale.

              Alexander Jacoby e Johan Nordström

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