Fujiwara Yoshie No Furusato
T. int.: Hometown [Paese natale]. Sog.: Iwao Mori. Scen.: Shuichi Hatamoto. F.: Yoshio Mineo, Tatsuyuki Yokota. Scgf.: Torazo Enomoto, Takeo Kita. Mu.: Toyoaki Tanaka. Su: Toshio Narumi. Int.: Yoshie Fujiwara (Fujimura), Shizue Natsukawa (Ayako), Isamu Kosugi (Higuchi), Kunio Tamora (Sankichi), Heitaro Doi (Hattori), Hirotoshi Murata (Misao Sato), Fujiko Hamaguchi (Natsue Omura), Takako Irie (l’operaio). Prod.: Nikkatsu (Uzumasa) 35mm. D.: 86’ a 21 f/s. Bn.
Scheda Film
Paese natale è il primo film sonoro realizzato da Kenji Mizoguchi e dalla sua casa cinematografica, la Nikkatsu. Non essendo attrezzato per la registrazione del suono, lo studio coprodusse il film con la Mina Talkie di Yoshizo Minagawa che l’anno precedente aveva realizzato il suo primo sonoro, Taii no musume [La figlia del capitano]. La Nikkatsu si avvalse dell’opera modernizzatrice della Friday Society, un gruppo composto da scrittori, critici, registi e gestori cinematografici, e in particolare del critico e teorico Iwao Mori, destinato a dirigere la prima compagnia giapponese dedicata esclusivamente alla produzione di film sonori, la P.C.L. Mori progettò il film, ideò la storia e collaborò alla stesura della sceneggiatura. Convinse anche il più grande cantante d’opera giapponese di allora, il tenore di formazione europea Yoshie Fujiwara, a interpretare il protagonista, e dati i limiti tecnici degli strumenti di registrazione decise di rendere il film solo parzialmente sonoro.
La mobilità della macchina da presa nelle scene mute, in netto contrasto con la staticità che caratterizzava molti film sonori non solo giapponesi, deriva probabilmente dalla forma ibrida dell’opera. Questa “mobilità del cinema muto” fu lodata dai critici contemporanei: Tadashi Iijima scrisse che “[gli autori] hanno realizzato un film parzialmente sonoro per abituarsi al sonoro senza distruggere le tecniche del muto. [Questa scelta] ha prodotto gli elementi più riusciti del film. In altre parole, esso è privo della sgradevole fissità delle scene tipiche dei primi sonori. È fluido come un muto”.
Il film esplora con una certa consapevolezza le molteplici potenzialità del nuovo mezzo, soprattutto nell’uso del tema cantato, interpretato da Fujiwara. Unita alla novità del sonoro, la celebrità del tenore contribuì al discreto successo del film e assicurò alcune recensioni favorevoli a questo coinvolgente melodramma. Ma Mori ne era scontento, nella convinzione che i cambiamenti apportati alla sceneggiatura da Mizoguchi e dallo scrittore Shuichi Hatamoto avessero distrutto il nucleo musicale su cui avrebbe dovuto imperniarsi il film. Anche Mizoguchi era insoddisfatto, perché sentiva di non aver raggiunto i risultati che si proponeva. Dopo questo film tornò a girare muti per qualche anno e passò definitivamente al sonoro solo nel 1935.
Eppure il film conserva ancora il suo fascino, e l’uso del sonoro è indubbiamente creativo. Come scrive Mark LeFanu, “la colonna sonora fa vivere Tokyo. C’è una piacevole sensazione di immediatezza documentaria. […] Come in molti altri film realizzati all’apice del cinema muto, il suono è usato con piglio sperimentale, con un brio e un virtuosismo che andarono perduti quando il sonoro ‘divenne la norma’, e i film si concentrarono unicamente sulla registrazione chiara del dialogo”.