FOUR SONS
F.: George Schneiderman, Charles G. Clarke. Sc.: Philip Klein dal romanzo omonimo di Wylie. Titoli: Katherine Hilliker, H. H. Caldwell. M: Margaret V. Clancey. Canzone: Little Mother, Erno Rapee, Lew Pollack. Arr. Mus: S. L. Rothafel. In.: James Hall (Joseph Bernle), Margaret Mann (nonna Bernle), Earle Foxe (Von Stomm), Charles Morton (Johann Bernle), Francis X. Bushman, Jr. (Franz Bernle), George Meeker (Andres Bernle), Albert Gran (il portalettere), Frank Reicher (insegnante), Hughie Mack (albergatore), Michael Mark (inserviente di Von Stomm), August Tollaire (borgomastro), June Collyer (Ann), Wendell Phillips Franklin (James Henry), Ruth Mix (la ragazza di Johann), Jack Pennick (l’amico di Joseph), Leopoldo Arciduca d’Austria (il capitano tedesco), Robert Parrish (il bambino), L. J. O’Connor (la locandiera). P.: Fox Film Corp. 35 mm. D.: 99’ a 24 f/s.
Scheda Film
Lessi il romanzo di Wylie in qualche rivista, e convinsi la produzione a comprarlo. È abbastanza curioso, ma fu uno dei film che fece più soldi in assoluto. Detiene ancora il record delle presenze al Roxy, che era uno dei più grandi cinema del mondo. Naturalmente altri film l’hanno superato negli incassi, perché all’epoca i prezzi dei biglietti d’ingresso erano molto più bassi – un quarto invece di due dollari. Mi piace molto questo film”.
John Ford, in P. Bogdanovich, Il cinema secondo John Ford, Parma, Pratiche, 1990
Aldilà del patetismo, ci sono sentimenti genuini: la forza dell’affetto familiare e la tragedia della separazione sono molto sentiti, e così pure la venerazione di Ford per l’indistruttibile amore materno di una donna semplice. (…) Non ci sorprende che fosse uno dei film ai quali era particolarmente affezionato. Il suo cuore irlandese si commuoveva al pensiero della casa, della famiglia e dell’amore materno: temi che non sono meno veri per il fatto di essere stati affrontati in modo molto spesso banale. È il necessario rovescio del mondo dell’azione, dell’avventura e dell’amicizia virile di film come Iron Horse e Donovan’s Reef. E inoltre Ford – cui sembrava tanto difficile costruire una famiglia felice in grado di sostituire quella che aveva perso, o che immaginava di aver perso – fu sempre sensibile ai temi della separazione, della perdita, dell’addio. Che infatti affiorano in Straight Shooting, sono alla base di Four sons e daranno profondità e risonanza a tanti altri capolavori. Nel 1927 Ford era andato in Baviera per girare gli esterni di Four sons. Qui si era incontrato con Murnau che aveva appena firmato un contratto con la Fox, e a Berlino aveva conosciuto molti altri registi dei quali aveva visto i film. In Four sons si possono notare alcune conseguenze di questi incontri: si dice infatti che le scene di guerra siano state girate nei set costruiti dalla Fox per Aurora, che Murnau diresse ad Hollywood l’anno dopo. La consapevolezza del ruolo della macchina da presa, la sensibilità per le inquadrature e l’illuminazione facevano parte delle doti naturali di Ford; ma indubbiamente Murnau e colleghi gli rivelarono uno stile più ricercato.
Lindsay Anderson, John Ford, Milano, Ubulibri, 1985
Molte sue pellicole raccontano storie di uomini, qualcuna parla di uomini e di donne, Four Sons narra la storia di una donna, una madre, la vicenda di un amore assoluto, profondo, viscerale, incorrotto, incondizionato e solare ovvero l’apoteosi di quella virtù che molti bollano come “retorica”, mentre è lo scrigno che racchiude tutta l’opera di John Ford: la purezza. Ho dunque aperto il mio cuore alla purezza e alla poesia, scrivendo di petto tutto ciò che queste immagini mi hanno gridato, sussurrato, consolato, carezzato, sorriso, lacrimato, preoccupandomi solamente di tagliare le note con l’accetta, così come – senza fronzoli – John Ford tagliava i suoi personaggi. È stata una grande fatica, senza dubbio la più faticosa partitura che abbia finora scritto, ulteriore prova che, nella finzione come nella realtà, essere puri è un’impresa disperata dove la soddisfazione e la gioia profonde provate al termine, sono pari ai biblici sforzi sostenuti; soddisfazione e gioia che, per quel che compete alla musica, spero riuscirò a trasmettere al pubblico di Piazza Maggiore.
Antonio Coppola