FORD

D.:15’, col., 35mm

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Una delle prime possibilità che si aprono grazie al cinema è quella di mettere in scena un processo produttivo. In anni nei quali il progresso passa attraverso la meccanica, l’industria, la modernità “elettrica” e “a vapore”, il processo produttivo diventa immediatamente soggetto di innumeri film di non-fiction. E il processo – del quale fanno parte, inesorabilmente e completamente – i lavoratori, si pone decisamente al centro di questi film, nella stragrande maggioranza sorprendentemente precisi e scrupolosi nel riprodurne le fasi: Bakery, Industrie des marbres, Le ver à soie sembrano non perdere un singolo passaggio del processo, riuscendo, certamente prima di altri generi del non fiction, a costruirsi una propria logica narrativa interna tendenzialmente lineare (la linea di montaggio, o la linea del montaggio) – che spesso si conclude con il consumo del prodotto finito (vedi Bakery) o con il termine della giornata lavorativa – che in alcuni casi sembra superare l’aspetto e la funzione della “prise de vue”, della “veduta”, nella quale la macchina da presa “vede” piuttosto che “guardare”. Nei film di questo genere, al contrario, l’obiettivo si avvicina, scruta minuziosamente le mani degli operai o gli ingranaggi delle macchine, affascinato dall’abilità (i lunghi piani sulle mani degli operai) o dalla “leggerezza” della tecnologia (la minuziosa osservazione degli ingranaggi in movimento o della precisa leggerezza con cui si muovono pulegge e cinghie). Il tutto con uno sguardo che però sa essere tutto tranne che ingenuo e privo di una volontà ordinatrice, ma che rivela piuttosto una complessa visione del mondo, uno sguardo mai “puro” e che, se letto in un’altra chiave, può darci molte informazioni di carattere storico e sociologico.

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