EL TOPO

Alejandro Jodorowsky

Scen.: Alejandro Jodorowsky. F.: Rafael Corkidi. M.. Federico Landeros. Scgf.: José Durán. Mus.: Alejandro Jodorowsky, Nacho Méndez. Int.: Alejandro Jodorowsky (El Topo), Brontis Jodorowsky: Miguel (il figlio di El Topo da piccolo), Robert John (il figlio di El Topo da grande), Mara Lorenzio (Mara), Jacqueline Luis (la nana), Paula Romo (la donna in nero), David Silva (il colonnello). Prod.: Juan López Moctezuma, Moshe e Saúl Rosemberg, Roberto Viskin per Producciones Panicas. DCP. D.: 124’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Un uomo in nero cavalca nello sconfinato deserto messicano con un bambino nudo sulla sella davanti a sé. Appaiono tre chiassosi pistoleri, che sghignazzando dicono di essere stati mandati a ucciderlo. L’uomo sposta con circospezione il bambino dietro di sé sulla sella.
Così inizia El Topo (1970) di Alejandro Jodorowsky […]. Un cavaliere solitario di fronte a tre banditi non è una situazione nuova in un western. Un bambino nudo invece lo è, e aggiunge sfumature di disagio, rischio e trasgressione. Jodorowsky trova il modo di evocare quel disagio per tutto il film, e in tutta la sua opera. C’è sempre qualcosa di incongruo e di inaspettato, qualcosa che non torna. […]
Quando il film uscì scrissi nella mia recensione: “Jodorowsky attinge ovunque i suoi simboli e le sue mitologie: cristianesimo, filosofia zen, magia nera da bancarella e così via. Non fa il minimo tentativo di impiegarli in modo che si compongano producendo un significato logico. Al contrario, li usa in maniera volubile, prismatica, facendo sì che si illuminino reciprocamente anziché far luce sulla conclusione del film. L’effetto ricorda La terra desolata di Eliot, e soprattutto il modo in cui Eliot puntella le rovine dell’era post-cristiana con frammenti di mitologia”.
Questo lo penso ancora, e non credo che tutti quei simboli convergano verso una conclusione. Ma avendo visto nel frattempo altre opere di Jodorowsky, penso che il suo metodo non manchi di finalità. Cosa cerca El Topo nel deserto? Be’, cerca simboli, immagini, persone ed eventi bizzarri con cui riempire il film.
Sono le immagini sconcertanti che sfilano incessanti sullo schermo a fare di El Topo un successo underground nel cinema newyorkese che nel 1970 lo tiene in programmazione per mesi. Non la storia, non le interpretazioni, non gli attori (Jodorowsky interpreta El Topo e il bambino è suo figlio). Le immagini. John Lennon e Yoko Ono lo vedono, se ne innamorano e convincono il manager dei Beatles, Allen Klein, ad acquistarlo e distribuirlo. Il film viene così diffuso in tutto il mondo e suscita una serie interminabile di interpretazioni. Jodorowsky incoraggia le speculazioni richiamando i libri della Bibbia (I Salmi) nei titoli delle sezioni che compongono il film e facendo di El Topo una sorta di figura cristologica […] Il film esiste come esperienza indimenticabile, ma non comprensibile.

Roger Ebert, El Topo, “Chicago Sun-Times”, 6 ottobre 2004

Copia proveniente da

Restaurato nel 2019 da Arrow Films in collaborazione con Abkco Films presso il laboratorio Silver Salt Restoration a partire dal negativo originale