EIFERSUCHT

Karl Grune

R.: Karl Grune. In.: Lya De Putti, Werner Krauss, Georg Alexander, Angelo Ferrari, Mary Kid. 35mm. L.: 1463m. D.: 74’ a 18 f/s.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Lya de Putti (Amalia von Putti, 1896-1931). Josie Ullstein, vedova dell’operatore Lamberti, il quale lavorò a lungo in Germania negli anni Venti, ha raccontato al sottoscritto di quando, nel 1921, era ballerina di fila assieme a Camilla Horn, Marlene Dietrich e Margo Lion, tutte sì e no ventenni, al Rudolf Nelson Theater sulla Kürfürstendamm (oggi l’Astor Kino, tempio delle retrospettive berlinesi).
Un giorno si presentò un signore grasso che masticava un grosso sigaro, per chiedere a Nelson di prestargli le sue ballerine per un paio di giorni. Era il regista Joe May e stava girando Il sepolcro indiano.
Ha così inizio l’avventura cinematografica di Lya de Putti, la quale, dopo questo e qualche altro ruolo minore, si impossessa, anche se su di un registro minore e con una sensualità più sfacciata, del posto lasciato libero da Pola Negri, trasferitasi ad Hollywood. In breve, la De Putti riesce a costruire una torbida figurina di seducente adescatrice, dalla bocca a cuoricino, gli occhi pigramente socchiusi, lo sguardo ambiguamente innocente che nel personaggio di Berta-Maria di Varieté (1925), regia di E.A. Dupont, ha la sua migliore espressione. A questo film, considerato uno dei migliori prodotti del muto tedesco, seguirà una Manon Lescaut (1926), alla quale Arthur Robison conferisce un tocco licenzioso e libertino, mal celato dai pizzi, i tendaggi, le lenzuola e le sottane che volteggiano in ogni scena.
Ad Hollywood, dove venne anche lei fagocitata, a parte un ruolo satanico in The Sorrows of Satans (1926) di Griffith, la trasformarono in una gelosa e vendicativa siciliana in The Prince of Tempters (1927), affidandole poi qualche altra parte di routine. Lya ritrovò Robison in Gran Bretagna per The Informer (1929), che fu il suo ultimo film. Morì a soli trentacinque anni per un’infezione alla gola, causatale da un osso di pollo accidentalmente ingerito”. (Vittorio Martinelli)

“Karl Grune è un regista al quale un giorno o l’altro dovrà essere dedicato uno studio approfondito: fortunatamente infatti molte delle sue opere sono giunte fino a noi, anche se devono essere ancora trasferite dal nitrato al supporto di sicurezza. Inoltre, sfogliando le storie del cinema dei nostri padri (Sadoul, Bardeche e Brasillach, Jeanne e Ford, Carl Vincent), sembra quasi che essi, pur riconoscendo nel suo miglior film Die Strasse (La Strada, 1924) alcune qualità, non manchino di indirizzargli acide frecciatine: ‘Le milieu représenté par la fille et son souteneur sont d’un romantisme facile’, ‘la façon dont Eugen Klöpfer campe son personnage est trop théâtrale’; ed a proposito di Eifersucht, rubandosi l’un l’altro i giudizi, gli storici affermano che Grune, ‘s’il avait des qualités, ne possedait pas celle de tirer de ses acteurs le rendement maximum’, accusando il cast di Eifersucht di inadeguatezza.
Il pubblico potrà ora giudicare se questa tragicommedia in cui Grune tenta una analisi della gelosia con l’aiuto della suggestione, senza adottare notazioni dirette e arrivando così a rendere sensibili i tormenti del protagonista, sia mal recitata.
Werner Krauss, un attore dalle mille maschere, nella parte di un ‘cocu magnifique’ è semplicemente impagabile; accanto gli è una seducente gattina che risponde al nome di Lya de Putti, mentre come terzo lato del triangolo troviamo Georg Alexander, un attore che ricorda tanto il coevo re d’Inghilterra.
Questo elegante ‘kammerspiel’ porta con disinvoltura i suoi quasi tre quarti di secolo”. (Vittorio Martinelli)

Copia proveniente da