Die Sunden Der Vater

Peter Urban Gad

T. Ing.: Sins Of The Fathers; Sog.: Hermann Sudermann; Scen.: Peter Urban Gad; F.: Guido Seeber; Int.: Asta Nielsen (Hanno), Fritz Weidemann (Marten, Un Giovane Pittore), Emil Albes (Meyer, Padre Di Hanna), Hermann Seldeneck (Professor Harlow, Pittore), Frl. Stoike (Fanny, Sua Figlia), Max Wogritsch (Hans Braun); Prod.: Deutsche Bioscop Gmbh, Projek- Tions-Ag Union (Pagu); Pri. Pro.: 28 Febbraio 1913; 35mm. L. Or.: 911 M. L.: 462 M. D.: 23′ A 18 F/S.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

In Die Sunden der Vater l’attrice appare prima come una ragaz­za che fa il suo debutto nel mondo degli artisti bohemien facen­do domanda per lavorare come modella all’accademia di belle arti. Indossa un vivace abito a righe e i capelli sono pettinati all’indietro e legati sulla nuca. Si mangia le unghie per l’imba­razzo, si sistema il vestito, giocherella con le dita e finalmente – a cosa bisogna ridursi – si divincola per impedire che prendano le sue misure. Vuole qualcosa ma è indifesa, deve sopportare gli sguardi scrutatori. Ma tra le tre belle donne è lei la prescel­ta. Tempo dopo si rivela perfetta per il ruolo che le è stato asse­gnato: “Hanna è diventata la modella perfetta”. Ora porta i capelli sciolti in ampi ricci e sembra così matura che – come vediamo nella scena successiva – assume il ruolo di una regina agli occhi di uno studente, una visione che si tramuta in un qua­dro. Con una fascia in testa e una stola bianca sulle spalle con­densa l’orgoglio dell’amato nella posa di un sovrano; per con­trasto, quando il professore entra nell’aula non degna la model­la di nota. Ma quest’associazione l’ha definitivamente separa­ta dal mondo della classe operaia. In un abito signorile, deco­rato con un motivo raffinato – e con una scollatura quadrata un po’ troppo austero – è assolutamente fuori posto nell’umile casa del padre. Poco più tardi raggiunge il suo scopo, il calore del suo primo amore è svanito, lo studente è in Italia e lei è sem­plicemente più matura: una lunga gonna nera e una camicia chiara, con un’ampia cintura intorno alla vita sottile, i capelli legati sulla nuca e un boa di piume che aggiunge un tocco anti­convenzionale al suo aspetto sobrio”.

Heide Schlupmann, Unheimlichkeit des Blicks. Das Drama des fruhen deutschen Kinos, Frankfurt am Main, 1990

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