DIE RACHE EINER FRAU
R.: Robert Wiene. In.: Vera Karalli, Franz Egenieff, Olga Engl, Boris Michailow. 35mm. L.: 1719m. D.: 94’ a 16 f/s.
Scheda Film
“Robert Wiene organizza l’unità del suo film intorno alla soggettività di Sanzia-Florinda. Egli consegue questo risultato creando una cornice all’azione che ha permesso di raccontare gran parte della storia in flashback, dal punto di vista della donna. Inoltre i primissimi piani, sia per numero sia per modalità, sono dedicati al mondo interiore di Sanzia-Florinda. Henri de Tessignies, che esplicitamente si situa al di fuori della storia, svolge una funzione narrativa come mediatore tra l’eroina tragica e il pubblico. È presente, ma come pretesto perché la storia sia raccontata. Egli, infatti, non influenza l’azione. La soggettività della storia di Sanzia-Florinda non viene minimamente scalfita da Henri”. (Uli Jung, Walter Schatzberg, Robert Wiene, der Caligari-Regisseur, 1995)
“Vera Karalli (Wera Aleksejewna Karally, 1888-1972). Più nota come danzatrice – fu allieva di Gorskjl alla Scuola Imperiale di ballo moscovita e poi, dal 1906, scritturata al Bolshoi – Vera Karalli, che vantava origini greche, ha avuto una carriera densa di successi non limitati alla sola Russia; infatti Diaghilew se la portò a Parigi, facendole interpretare da protagonista Le Pavillon d’Armide di Fokin, spettacolo di punta dei Ballets Russes.
Nel 1915 divenne l’étoile assoluta del Bolshoi, ma già da qualche anno era stata tentata a fare del cinematografo. Figura esile, affusolata, dotata di una grazia innata, la Karalli apparve nelle prime riedizioni di Guerra e pace e di Il cadavere vivente ; con il giovanissimo Mozzuchin fece coppia in Crisantemi, regia di Piotr Cardinin come i precedenti. Crisantemi venne giudicata opera severa e coerente; nel ruolo di Nevolina, la cui esistenza si conclude con un suicidio, la Karalli venne ampiamente lodata. Altrettanta tragica sorte concludeva Le ombre del peccato: Irina, la protagonista di questo film tratto da un romanzo di Aleksandr Amfiteatrov, cui Karalli prestava il suo malinconico volto, moriva assiderata in un parco.
In quasi tutti i film, Vera Karalli interpreta delle parti che le consentono di esibirsi in danze. In L’amore di un consigliere di Stato ha l’occasione di dimostrare la sua abilità tersicorea, scatenandosi in una vivacissima polka. E nell’ultimo dei suoi film interpretati in Russia, La morte del cigno, l’unico attualmente visibile, l’attrice impersona Gisella, una giovane affetta da mutismo, la quale, dopo una delusione d’amore, si dà alla danza ed in breve raggiunge la celebrità. Un pittore che assiste al suo spettacolo, la convince a posare per lui e mentre lei mima la morte del cigno, il pittore la soffoca per ottenere maggiore realismo nella posa.
La morte del cigno uscì in Russia quando già cominciavano i primi tumulti rivoluzionari. Accusata di aver avuto un rapporto con Rasputin e temendo per la sua vita, Karalli abbandonò precipitosamente la Russia: a differenza di molti altri artisti che si esiliarono attraverso Odessa e la Turchia, Karalli preferì raggiungere fortunosamente Helsinki e di lì, attraverso i paesi baltici e la Prussia, raggiunse Berlino, ove Robert Wiene le offrì di interpretare la parte di protagonista in un film tratto da una novella di Barbey d’Aurevilly, Die Rache einer Frau. Per la prima volta in un film d’un altro paese, ma circondata da attori russi come Franz Egenieff e Boris Michailov, ed in un ruolo non di danzatrice, ma di intensa drammaticità, Vera Karalli seppe disimpegnarsi con una grande professionalità. Il film, recentemente ritrovato a Mosca, ci mostra una interprete di grande fascinazione.
La storia di Vera Karalli finisce qui: girò un altro film in Francia, La notte dell’11 settembre con Severin-Mars, e dopo qualche sporadica esibizione nei Balletti Russi si ritirò a vita privata”. (Vittorio Martinelli)