DIE ERBSCHAFT

Jacob Geis

R. e Sc.: Jacob Geis. Da un’idea di Karl Valentin. In.: Karl Valentin, Liesl Kalstadt, Justus Paris, Hans Kraft, H.B. Benedikt, George Holl. P.: Bavaria Film. D.: 15’ (20 v.o.) 35

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Sarà Karl Valentin ad aprire la sesta edizione de “Il Cinema Ritrovato”, con uno dei cortometraggi comici (una decina circa) che realizzò tra il 1932 e il 1936 a Monaco di Baviera e che Enno Patalas ha riscoperto in Unione Sovietica. In una Germania povera ed affamata, una coppia di derelitti riceve un’eredità insperata: eppure, benché all’inizio del film non possiedano quasi nulla, al termine del racconto saranno ancora più poveri. Una comicità nera e liberatoria, che lacera le immagini levigate della propaganda hitleriana. Non a caso il nazismo lo censurò.

“Quando Karl Valentin faceva il suo ingresso in una qualunque birreria affollata, tutto serio, tra sedie, bicchieri di birra e cantanti, si aveva immediatamente la sensazione che quel tipo non avrebbe raccontato barzellette. L’uomo stesso è una barzelletta, una delle più complesse e sanguinose barzellette. È dotato di una comicità molto secca, interiore, che vi permette di bere e fumare mentre una risata dell’anima, che non ha niente di particolare benevolo, comincia a scuotervi senza fine. Poiché qui si tratta della pigrizia della materia e dei piaceri più raffinati tutto a portata di mano. Ci viene qui messa sotto gli occhi l’insufficienza di ogni cosa, noi stessi compresi. Quando quest’uomo, una delle più penetranti figure intellettuali della nostra epoca, presenta di persona alle anime semplici i rapporti esistenti tra paciosità, stupidità e gioia di vivere, il gregge ride e, in fondo al cuore, prende nota. È impossibile capire perché non si dovrebbe collocare Karl Valentin sul medesimo piano del grande Charlot, con cui ha in comune solamente la rinuncia, quasi completa, ai giochi facciali e dalla psicologia di paccottiglia. A meno che non si attribuisca troppa importanza al fatto che è tedesco”.

(Il testo si trova incluso nella prima parte del tomo VII delle Gesam-melte Werke di Bertolt Bretch, per le edizioni Shur-Kamp di Francoforte. La traduzione è stata condotta sull’edizione francese, che accoglie il brano in B. Brecht, Ecrits sur le Théâtre, I, Paris, L’Arche, 1972, p.44)

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