DAS SCHIFF DER VERLORENEN MENSCHEN
R., S.: Maurice Tourneur, da un romanzo di Franzos Keremen. Scgf.: Franz Schroedter. In.: Marlene Dietrich (Ethel Marley, trasvolatrice oceanica), Fritz Kortner (Capitano Vela), Robin Irvine (William Cheyne, un giovane americano), Gaston Modot (Morain, un evaso in fuga), Wladimir Sokoloff (Grischa, il cuoco), Boris de Fas (il tatuato), Fedor Schaljapin (Nick), Max Maximilian (Tom Butley, il timoniere), Fritz Alberti, Robert Garrison, Heinrich Gotho, Harry Grunwald, Emil Heyse, Fred Immler, Alfrred Loretto, Gerhard Ritterband, Aruth Wartan, Heinz Wemper. P.: Max Glaß-Produktion GmbH, Berlino.
35 mm. L.: 2620m. D.: 95’ a 24 f/s. bn.
Scheda Film
“ è un artista, e un grande temperamento. Egli ha ritratto l’atmosfera dei quartieri del porto e Tourneur delle bettole, i profili dei ponti di poppa e delle tughe in una serie di immagini il cui mirabile chiaroscuro sfumato fa pensare all’arte del ritratto dei maestri francesi (fotografia: Nikolaus Farkas). Ma non è tollerabile mostrare per tutta la lunghezza di un film l’infuriare di una unica, interminabile rissa, senza un crescendo di effetti, senza cesure, senza pause e momenti di calma. Sempre unicamente demoniache comparse ubriache, vacillanti, sbraitanti, e ancora sempre Marlene Dietrich, stupenda bensì a vedersi, perennemente in fuga in un labirinto di botole e oblò! E non è tollerabile far interpretare a Fritz Kortner la parte di un capitano che sembra scambiare il ponte di comando con la poltrona di regista alla Jessner. Solo Gaston Modot, minaccioso e distante nella maschera di un criminale, e Wladimir Sokoloff che interpreta il cuoco della nave in modo umano, semplice e suggestivo, hanno quell’immediatezza di espressione che non discende dalla riflessione ma dall’istinto. Per il resto: un film di attori perduti”. (Hans Sahl, Ein deutscher Millionen-Film. Das Schiff der verlorenen Menschen. Der Montag Morgen, Berlin, Nr. 38, 23.9.1929, in Gero Gandert (Hg.), Der Film der Weimarer Republik, 1929, 1993)