DAS ENGLISCHE TELMEERGESCHWADER IN MALTA UND MATROSENSPORT

Prod.: Urban Kineto 35mm. L.: 90 m. D.: 5’ a 16 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Venite voi tutti che siete stanchi e oppressi, venite nel cinema del 1911! Anche Tontolini era depresso, ma torna a sorridere dopo essere entrato al cinematografo ed avere visto un film… di Tontolini. La presenza fisica degli artisti scavalca questi cento anni, e, travolti dalla magia dei loro movimenti, cadiamo nell’incantesimo del puro presente. Victor Klemperer, spettatore entusiasta (e scrittore di diari), nel 1912 scrive che il cinema mostra “la vita liberata e non più terrestre” e che la proiezione cinematografica è “un gioco felice con gli accadimenti della vita: le figure passano sullo schermo leggiadre ed inesauribili, mentre tutta la fatica rimane alle spalle” (Das Lichtspiel, 1912). Il poliziesco, il genere-cardine del 1911, sarà presentato nella seconda parte del programma d’apertura. Paura e tensione si sviluppano in questi due film di
Albert Capellani, anche perché gli innocenti vengono incarcerati e condannati come assassini.
L’ultima inquadratura di L’Homme aux gants blancs è molto intensa. Un esterno, le strade di Parigi, la cinepresa è una sorta di spettatrice tra gli spettatori, guarda l’arrestato che viene accompagnato verso l’automobile della polizia. Lo sguardo oggettivo della mdp funge da drammatico contrasto con il nostro sapere dell’indimostrabile innocenza dell’uomo arrestato e della colpevolezza dell’altro; sensazione che ci rimane addosso in modo insistente, mentre sullo schermo i passanti iniziano a diradarsi, i protagonisti scompaiono e la scena si dissolve. Ma a noi spettatori è stata mostrata la vera storia dei Guanti Bianchi: come sono stati ordinati per telefono – in una spettacolare immagine tripartita – dal facchino dell’hotel; come – in un primo piano simile a una foto di prova indiziaria – la venditrice vi ha cucito sopra un bottone che identificherà il proprietario dei guanti. Che cadranno inavvertitamente a terra dalla sua tasca, mentre è intento a togliere la collana di perle rubata, e saranno poi raccolti e indossati dall’assassino…

Il caso di Joseph Lesurques (Le Courrier de Lyon, 1911), giustiziato nel 1796, diviene nel 19° secolo non solo soggetto privilegiato per piéce teatrali e romanzi, ma assurge a caso esemplare di errore giudiziario nella lotta contro la pena di morte – dal 1795 al 1981, quando Mitterrand avanza la proposta di legge per la sua abolizione. La virulenza politica viene messa in luce anche nel testo pubblicitario del 1911: “La scena presentata questa settimana dalla Pathé Frères è la storia di un dramma orribile che si concluse con l’errore giudiziario più spaventoso del secolo scorso. Questo potente
dramma è stato ricostruito dalla Société cinématographique des auteurs et gens de lettres (SCAGL) con una cura nella messa in scena spinta all’estremo e interpretato dai maggiori artisti dei teatri di Parigi. L’azione è stata girata nei luoghi dove si svolse la vicenda e gli spettatori che assisteranno a questo spettacolo straziante rivivranno davvero questi avvenimenti dolorosi che ebbero luogo quasi più di cent’anni fa” (Ciné-Journal, 135, 25 marzo 1911).

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