CIAO, FEDERICO!

Gideon Bachmann

Scen.: Gideon Bachmann. F.: Gideon Bachmann, Mario Masini. M.: Regine Heuser. Int.: Max Born, Capucine, Alain Cuny, Hiram Keller, Giulietta Masina, Magali Noël, Roman Polanski, Martin Potter, Salvo Randone, Sharon Tate. Voci: Claudia Cardinale, Franco Fabrizi, Ida Fellini, Alberto Lattuada, Marcello Mastroianni, Sandra Milo, Barbara Steele, Lina Wertmuller. Prod.: Victor Herbert Porductions, Cinemages of New York, Sveriges Television. DCP. D.: 58’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Gideon Bachmann cattura l’atmosfera magica del rutilante set del Satyricon di Fellini, nell’unico backstage davvero completo e ricco sul modo di lavorare del grande Federico. C’è tutto dell’inimitabile macchina cinematografica di Fellini: ironia, risate, urla, scherzi e battute salaci, direzione degli attori spietata pur di raggiungere l’obbiettivo, scenografie e costumi spettacolari, intuizioni geniali, la creatività inarrestabile e camaleontica del regista in dialogo/contrasto costante con le problematiche del set e della produzione…
Poi, l’eccezionale atmosfera del film calata nell’epoca: l’unicità assoluta di un set di Fellini, mondano, atteso, partecipato e visitato da tutti (appaiono perfino Roman Polanski e Sharon Tate), un cast ammantato di un’aura post-sessantotina, una ‘tribù’ umana variopinta e per certi versi incontrollabile… Bachmann, con verve autoriale, – lavorando molto sul montaggio, ac­costando interviste posate e materiale d’archivio (documenta Fellini inin­terrottamente dal 1956) – racconta senza fronzoli un momento delicato della carriera del regista riminese, in cui sembra cercare una nuova strada, un nuovo modo di rapportarsi con il racconto e con la realtà.
Bachmann ci consente di entrare nella psicologia felliniana senza bussare, spingendo la sua macchina da presa e i suoi microfoni addosso al regista in modo che ogni filtro e ogni distanza di cortesia saltino. Appaiono contrasti profondi: tutto ruota attorno al ‘demiurgo’, tutto dipende da lui, ma la sua solitudine e irrequietezza permangono come malinconica nota di bordone. Dalla collera all’entusiasmo, dall’essere costantemente istrionico per celare le proprie debolezze, il fare cinema di Fellini non ha – come sempre – compromessi e si offre come un profondo ‘dramma creativo’. Un tributo cinematografico, dunque, delicatamente dolente, che è anche un meraviglioso documentario su cosa significhi fare cinema e creare artisticamente.
Ciao, Federico!, canta Bachmann, perché intuisce che la strada intrapresa da Fellini non si sa dove lo porterà… Quel che è certo è che per colpa di questo documentario, forse troppo diretto, troppo privato, troppo rivelatorio, Fellini non parlerà a Bachmann – amico di lungo corso – per diversi anni.

Riccardo Costantini

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