BE TARTIB YA BEDUN-E TARTIB

Abbas Kiarostami

Sog., Scen., M.: Abbas Kiarostami. F.: Iraj Safavi. Prod.: Ali Asghar Mirzai. DCP. D.: 15

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Abbas Kiarostami era ossessionato dalle strade. Nel suo film Roads of Kiarostami ammette di aver scattato centinaia di fotografie di strade senza neanche rendersi conto del soggetto che le accomunava. Questo tema ricorrente può senz’altro derivare dall’importanza della strada nella poesia persiana, prima fonte d’ispirazione del regista. Ma il pubblico internazionale tende ad associare i film di Kiarostami più alle auto che alle strade. Molti dei lungometraggi che l’hanno reso famoso si svolgono in un’auto. Le automobili e il traffico figurano in tutti e tre i cortometraggi presentati in questa edizione de Il Cinema Ritrovato, peraltro girati quando Kiarostami lavorava per il Kanoon, l’Istituto per lo sviluppo intellettuale dei bambini e dei ragazzi, dove era incaricato di girare film didattici. Gli anni erano quelli della Rivoluzione Iraniana, quando era praticamente impossibile girare film. Nel 1978 il giovane regista fugge dalle tensioni della città con un operatore, un fonico, un attore non professionista e uno pneumatico (molto prima di Quentin Dupieux). Insieme girano Rah-e hall-e yek, una straordinaria odissea muta, solo con la grazia delle inquadrature, la luce, il montaggio e la colonna sonora. Nel 1981, Be tartib ya bedun-e tartib, basato sul principio dell’aut-aut, cliché frequentemente esplorato nei suoi film, sulle prime sembra una semplice dimostrazione delle virtù dell’ordine, a scuola come nel traffico urbano. Ma presto lo spettatore si rende conto che c’è un film dentro il film, e che assumere il controllo del traffico è difficile quanto tentare di controllare la realtà per fare un film. Poco dopo, nel 1983, ispirandosi a una scena cui ha assistito nelle strade di Teheran, Kiarostami decide di usare alcuni vecchi negativi 16 mm per filmare una processione infinita di automobili che scorre davanti a un solo uomo: un vigile che ha il compito di bloccare la strada e che è sottoposto alle continue pressioni degli automobilisti. Hamshahri, tra i film meno noti di Kiarostami, è un’avvincente testimonianza della lotta per il potere nell’Iran post-rivoluzionario. In questi singolari road movies Abbas Kiarostami si dimostra già capace di fare cinema con pochissimi mezzi, di trasformare l’apparente intento del progetto adattandosi alla realtà e celebrando in continuazione il movimento come essenza della vita e del cinema.

Massoumeh Lahidji

Copia proveniente da

Restaurato nel 2020 da MK2 presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata