ANGAE
Sog.: dal racconto Diario di un viaggio a Mujin (1964) di Kim Seung-ok. Scen.: Kim Seung-ok. F.: Jang Seok-jun. M.: Yu Jae-won. Scgf.: Park Seok-in. Mus.: Choi Hyeong-rae. Int.: Shin Seong-il (Yoon Gi-jun), Yoon Jeong-hee (Hah In-suk), Kim Chung-chul (Mr. Park), Lee Nak-hoon (Cho Han-su), Lee Bin-hwa (moglie di Gi-jun). Prod.: Taechang Heungeop Co.. DCP. D.: 79’. Bn.
Scheda Film
Tra il 1958 e il 1999 Kim Soo-yong diresse un numero strabiliante di film, più di cento. Fu particolarmente attivo negli anni Sessanta, girando diversi lungometraggi all’anno e cimentandosi in una grande varietà di generi e di stili, dalla commedia al melodramma. Tuttavia ancora oggi è ricordato soprattutto come pioniere del film mun-ye, cioè tratto da opere letterarie. Molti dei titoli più celebri di Kim, come Angae, Gaetmaeul (Il villaggio sul mare, 1965), Yujeong (Affetto, 1966) e Sanbul, sono adattamenti di romanzi. Valorizzando al massimo storie già dotate di una solida struttura, Kim riuscì a creare film che conservavano un senso di compiutezza narrativa e che ottennero successo critico e commerciale. Tuttavia l’importanza di Kim nella storia del cinema coreano non è dovuta solo alla sua fama di regista mainstream, ma anche alla sua capacità di dar forma a uno stile personale che intreccia modernismo cinematografico e una sensibilità e un senso di identità straordinari.
Angae è tratto dal celebre racconto di Kim Seung-ok Mujin-gihaeng (Diario di un viaggio a Mujin) ed è il primo film in cui Kim fa proprio il linguaggio del cinema moderno. La trama è semplice: Gi-jun, che deve alla moglie il successo professionale come direttore generale di una compagnia farmaceutica, si reca in visita a Mujin, il suo paese natale. Attraverso l’uso di flashback, voce fuori campo e punti di vista discordanti, il film ritrae l’ambivalenza dei sentimenti e l’identità scissa di Gi-jun, lacerato tra un passato di renitente alla leva e uno sterile presente borghese. Il vuoto interiore e il pessimismo di Gi-jun si fonde con l’atmosfera della cittadina. Quello che in apparenza è un normale villaggio si trasforma nel corso del film, trascendendo il contesto geografico coreano e giungendo a simboleggiare il disordine e la devastazione della società moderna.
Jung Minhwa