American Madness

Frank Capra

T. it.: La follia della metropoli; Scen.: Robert Riskin; F.: Joseph Walker; Mo.: Maurice Wright; Scgf.: Stephen Goosson; Su.: Edward Bernds; Int.: Walter Huston (Thomas Dickson), Pat O’Brien (Matt Brown), Kay Johnson (Mrs. Phyllis Dickson), Gavin Gordon (Cyril Cluett), Constance Cummings (Helen), Robert Ellis (Dude Finlay) Berton Churchill (O’Brien), Arthur Hoyt (Ives), Edwin Maxwell (Clark), Robert Emmett O’Connor (l’ispettore), Jeanne Sorel (la segretaria di Cluett), Walter Walker (Schultz), Anderson Lawler (Charlie), Edward Martindel (Ames); Prod.: Frank Capra per Columbia; Pri. pro.: 14 agosto 1932 35mm. D.: 76’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Allan Dwan e Roy William Neill furono inizialmente i registi che girarono delle parti del film prima che Capra assumesse il comando e rigirasse interamente le loro sequenze.
La prima follia americana ha la sua sede nel sistema bancario, e consiste nel concedere prestiti in modo disinvolto: follia, possiamo dire oggi, quanto mai persistente. Ma nel mondo di Robert Riskin, che scrive il film (il primo titolo del soggetto è Faith, fede), e di Frank Capra, che dirige, questa è una follia sana e giusta, un idealismo che veste il solido carisma di Walter Huston, e che infine viene premiato. La seconda follia è, come spesso accade, quella delle masse che rispondono solo alle chiamate emotive: un passaparola incontrollato basta a gettarle in un panico feroce, una parola detta nel modo e nel momento giusto le conduce ai gesti più nobili. Forse è vero, come notava ironicamente Pauline Kael, che fin da allora la coppia Capra-Riskin “sottovalutava il suo pubblico”, ma è indubbio che ci voleva un certo coraggio per scegliere un simile soggetto all’alba del 1932: e infatti quando il film uscì, molti “si stupirono che Hollywood realizzasse un film che aveva per eroe un banchiere, nel momento in cui l’immagine pubblica dei banchieri era ai suoi minimi storici” (Joseph McBride). American Madness è il primo film ‘militante’ di Capra, il primo interamente scritto da Riskin, strutturato e compatto, tutto ambientato negli interni della banca, ideologicamente concentrato sulla fiducia e la carica positiva con cui è possibile rispondere alla crisi. È certamente vero, come sostiene McBride, che struttura e compattezza sono già tutte nella sceneggiatura di Riskin; d’altra parte Capra si mostra capace, nei settanta minuti di un film dove ogni metro di pellicola fila come un treno verso la sua meta, di produrre soluzioni visive davvero ammirevoli: più di tutte forse la scena in cui, passando di voce in voce, tra postazioni di lustrascarpe e negozi di barbiere e un sempre più isterico tam-tam telefonico, la somma rubata alla Union National passa da 100.000 a 5 milioni di dollari.

Paola Cristalli

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