AL-LEIL

Mohammad Malas

Scen.: Mohammad Malas, Ossama Mohammed. F.: Youssef Ben Youssef. M.: Kais Al-Zubeidi. Mus.: Vahe Demergian. Int.: Sabah Jazairy (Allah), Fares al-Helou (il ragazzo), Rafik Sbei’I, Riad Chahrour (madre di Wissal), Omar Malas (il figlio), Maher Sleibi (moglie di Awad), Hazar Awad, Raja Kotrach (Awad), Abdullah Dawle. Prod.: National Film Organization. 35mm. D.: 115’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

L’evocazione della tragedia palestinese permea la trama di al-Leil, e questo non solo a fini drammatici, ma anche per sfidare e sovvertire la sua appropriazione nei discorsi ufficiali del regime. Il protagonista del film di Malas è un giovane che cerca di recuperare la memoria e la biografia perduta di suo padre, che si era unito volontariamente alle file dei ribelli – come centinaia di contadini della regione – nella Grande Rivolta del 1936 in Palestina. Nelle umiliazioni vissute dal ragazzo nella sua vita, riecheggiano le difficoltà e l’oltraggio subito dal padre dopo essersi stabilito a Quneitra. Il film non vuole restituire la gloria a degli eroi dimenticati, tutt’altro: con umiltà ed eloquenza, dà alla tragedia della Palestina e alla sua lotta di liberazione il volto di un contadino, il corpo di un uomo, di sua moglie e di suo figlio. Perderne la memoria significa dare un colpo di spugna dal copione della storia ufficiale, autocompiaciuta e triofalistica.

Rasha Salti, Insights into Syrian Cinema, Rattapallax Press/Arte East, New York 2006

La mia ‘generazione cinematografica’ non si è limitata a proporre un tema o ad affrontare un argomento, sento di affermare con certezza che siamo riusciti a dar vita a un nostro linguaggio, lontano da quello tradizionale. […] Con al-Leil ho avuto l’opportunità di gettare le basi di un discorso che sentivo profondamente mio. Ho dedicato vent’anni della mia vita a parlare di questa mia ‘casa ancestrale’, Quneitra, con tutti i suoi incubi e i suoi sogni, con ogni visione che ho sviluppato in un film, e che ho portato da un film all’altro, con lo scopo di comporre un’opera visiva, emotiva e personale. Una sorta di “scultura della storia”, come la definisce Tarkovskij. È una ricerca del tempo da una prospettiva personale, non solo storica.
Per me, il tempo di quel sentimento d’amore per la propria casa d’origine, verso la madre e il padre perduto e nei confronti di una stagione politica, anch’essa ormai andata, o di Quneitra in al-Leil. Tutto questo nel tentativo di esprimere quel dolore e quella perdita che permeano il tuo rapporto con la realtà con un senso di alienazione e nostalgia.

Mohammad Malas, The Cinema of Muhammad Malas, in Vision of a Syrian Auteur, a cura di Samirah Alkassim, Nezar Andary, Palgrave MacMillan, Londra 2018

Copia proveniente da Trigon Film.