ABC OF LOVE
R.e Sc.: Leonce Perret. In.: Mae Murray (Kate), Holmes Herbert (Harry Biyant), Dorothy Green (Diana Nelson), Anhur Donaldson (Prof.Collins). P.: Léonce Perret Productions, Acme Pictures Corp. Distr.: Pathé Exchange. D.: 110’. 35mm.
Scheda Film
A=Amour B=Baisiers C=Caresses
Una Mae Murray verginale, per una apologo indiavolato dell’amore e della fedeltà coniugale. Quando lo scrittore Harry Bryant s’imbatte in una fanciulla che cavalca su di un bianco destriero, ne è così affascinato che, appreso che la giovane Kate è orfana, le trova lavoro in un’osteria. Non potendo sopportare le insistenze amorose del padrone, una notte Kate fugge e va a casa dello scrittore, il quale, sempre più incantato dalla giovanile esuberanza di Kate, se ne innamora e la sposa. Ma Kate è piuttosto scostumata e incolta, e presto l’incanto svanisce:
Harry cerca conforto in Diana, una sua antica fiamma. Ma anche qui avrà una disillusione, perché, attraverso di lui, Diana cerca solo di soddisfare le sue ambizioni sociali. Meglio tornare dalla sprovveduta ma onesta mogliettina, la quale, dopo averlo tenuto sulla corda della gelosia, gli riaprirà le braccia.
Leonce Perret (1880-1935) divenne celebre in Francia, dove era nato, nel personaggio comico di “Leonce”, un tipico francese medio, cordiale e sempre a caccia di avventure sentimentali. Trasferitosi negli Stati Uniti, vi costituì la LP.Productions Inc., per la quale produsse, diresse e spesso sceneggiò film di ogni genere. Tornato in patria negli anni Venti, fu regista di alcuni film di grosso impegno, come Koenigsmark (id, 1924), Madame Sans-Gêne (id. 1925) con Gloria Swanson, La danseuse Orchidée (La donna del cuore, 1928), La Possession (Donna di lusso, 1929), con Francesca Bertini.
La vita è stata per Mae Murray come un mondo di sogno, di cui questa falena danzante si sentiva la legittima principessa, anzi la reginetta; infatti, una delle ultime cose che aveva fatto prima di scappare via da Portsmouth in Virginia – dove era nata il 10 maggio 1889 – era stato quello di far correggere sul suo atto di nascita il suo secondo nome, da Marie Adrienne a Marie Antoinete Köenig, in modo da crearsi una predestinazione regale alla cartiera di danzatrice che sognava per sé.
Come il personaggio della favola di Andersen, una volta calzate le scarpette rosse non aveva più cessato di ballare.
Debuttò alle Ziegfeld Follies nel 1908, dando vita alla Nell Brinltley Girl, atteggiandosi proprio le figurine con cui la Brinkley illustrava i magazzini. Quando, all’inizio degli anni Dieci, scoppiò in tutto il mondo la febbre del tango, se ne venne a Parigi per due settimane che passò tra il Café Royal, l’Abbe ed il Café Fischer, memorizzando alla perfezione le danze di Mignon, una danseuse che era la massima attrazione Chéz Mazzin: tango, pericot, machiche, ma anche i ritmi del tap o dello one-step non ebbero più segreti per l’ambiziosa Mae Murray, come aveva deciso di chiamarsi. Tornata a New York, dove furoreggiavano Vernon e Irene Casfie, non si perse una sola matinée di Watch Your Step, ripetendo pari pari i passi di Irene al “Sans-Souci”; fu Irving Berlin, che l’aveva vista in questa imitazione, che fece il suo nome per sostituire la Castie improvvisamente ammalatasi, Per tre settimane Vernon Castle fece coppia con Mac, che divenne, per i tanti frequentatori di Broadway, “The Toast of The Town”, ovverosia il personaggio del momento.
Mae Murray non era solo una irrefrenabile ballerina, posseduta da quell’accelerazione del ritmo della vita che sembrava essere l’allegoria di una nazione giovane e dinamica quale si presentava l’America di quegli anni; era anche una donnina assetata di progredire, capricciosa, dalla battuta facile, dotata di uno spiritaccio che la portò, nelle Folies del 1915, a fare una imitazione feroce di Mary Pickford (Merry Pìckum), che non le venne mai perdonata dalla inviperita “fidanzata d’America”, ma le valse una scrittura alla Paramount Adolph Zukor ne comprese subito le potenziali doti cinematografiche e se la portò a Hollywood.
The Dream Girl, The Big Sister, Sweet Kitty Bellairs, Princess Vertue e simili sono i titoli dei suoi primi film: si tratta di commedie bucoliche, dove una brava ragazza, preferibilmente di campagna, attraverso imprevedibili difficoltà, riesce alla fine ad ottenere il premio della sua onesta: storie caramellate e oltre tutto senza molte occasioni di poter far sfoggio dei suoi pregi tersicorei. Senza tener conto del contratto, Mac si prese il treno e se ne tornò a New York. Fu solo quando Zukor le premise un cambio totale del genere e un nuovo regista, Robert Z.Leonard, che ritornò ad Hollywood.
Compagni nella vita (Mac e Leonard si sposarono nel 1918) e nel lavoro, l’attrice e il regista costituirono un team affiatato e insieme realizzarono ben ventiquattro film, una serie di commedie sfarzose e allegramente pruriginose, illuminate dalla scintillante personalità della protagonista, dotata del talento di passare da una recitazione da “girl nextdoor” ad accenni scandalosi e controcorrente.
Nel 1925 ebbe a che fare con i due terribili “Von” di Hollywood: Sternberg, che fece sostituire dopo due giorni di lavorazione di The Masked Bride con un regista più accomodante, e Stroheim, che la diresse – non senza aspri contrasti – in quello che sarà il suo miglior film, The Merry Widow (La vedova allegra).
La carriera di Mac Murray sembrava così essersi attestata su di uno zenit irreversibile, quando all’orizzonte apparve David Mdivani, tenebroso principe armeno, per il quale l’attrice perse la testa. Divorziata da Leonard, i due si sposarono con una di quelle cerimonie fastose e pacchiane in stile hollywoodiano. Due anni dopo, i tre milioni di dollari che l’attrice aveva messo da parte si erano volatilizzati; Mac, tutta presa dalla sua nuova condizione di princess, aveva un giorno sbattuto in faccia a Louis B.Mayer il copione di Women Love Diamons, un titolo che le sembrava offensivo. Il gesto le costò caro: si trovò sulla lista nera di tutte le case di produzione e rimase senza lavoro.
Da allora fu una continua discesa agli inferi. Nel 1933 ottenne il divorzio da Mdivani, ma perse la custodia del figlio Koran. Girò ancora qualche film per case minori, ma ormai la sua stella si era inesorabilmente spenta.
Marie Adrienne, pardon, Antoinette Köenig, in arte Mae Murray, morì, sola e dimenticata, il 23 marzo 1965. (Vittorio Martinelli)