Perché una capra?

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Perché una capra? è il titolo che, ad un certo punto della lavorazione, Agnès Varda e JR hanno pensato di dare al film. Il motivo è legato a una particolare sequenza che vede protagonista Patricia, un’allevatrice di capre che nel proprio lavoro ha compiuto una scelta precisa: al contrario di molti suoi colleghi, ha deciso di non mettere in atto la pratica di bruciare le corna delle capre da piccole (una misura spesso utilizzata per evitare che gli animali si scontrino e si feriscano una volta divenuti adulti). 

Con grande fervore Patricia spiega ai visitatori: “Se una capra ha le corna deve tenersele. Non trovo una spiegazione logica a meno che non le si consideri un prodotto che deve avere un certo tasso di rendimento”.

La sequenza diviene allora una sorta di piccola inchiesta all’interno del film che si conclude con l’affissione della gigantografia di una capra con le corna (uno scatto fatto in precedenza dalla Varda durante un sopralluogo per un altro film). 

Come spesso accade nel cinema di Agnès Varda, privato e pubblico si intrecciano e la riflessione politica prende avvio da ciò che a prima vista può apparire marginale, cosi la pacata, ma salda, critica alla logica del profitto prende il volto di una capra con le corna,  la voce di una tenace allevatrice. 

Nel cinema libero e indipendente della Varda, così come nell’arte urbana di JR, del resto l’istanza politica non è mai assente. 

In Visages villages donne e uomini incontrati dalla copia di registi sono a loro modo anche simboli di piccole grandi battaglie: Jeannine resiste, sola, in un piccolo quartiere destinato alla demolizione, un anziano artista sopravvive facendo affidamento sulla pensione minima che riceve, a Le Havre i portuali scioperano in nome dei propri diritti e , in maniera trasversale, nel corso del film non viene mai meno la particolare attenzione riservata alle donne.

In questo, lo sguardo femminista di Agnès Varda gioca un ruolo fondamentale. Ecco ancora uno stralcio di conversazione tra Varda, JR, e Olivier Père: 
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AV: Con JR eravamo d’accordo sul fatto che è bello e logico dare la parola alle donne. 
JR: Era l’idea di Agnès. Quando le ho mostrato le foto dei portuali di Le Havre ha detto: “Non è che le vostre mogli potrebbero venire al porto?”. Loro hanno risposto: “Senti, non ci sono mai venute, ma forse questa è la volta buona”. Incredibile che abbiano scoperto il porto grazie a questo progetto.

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