La magia della lanterna a carbone: Addio giovinezza!
La lunga giornata di giugno si è finalmente decisa a lasciare spazio alla sera, le ombre di rami e foglie hanno smesso di danzare sullo schermo che da bianco si è fatto nero, pronto a ricevere bagliori antichi e dare in cambio stupore. E’ la sera più magica, la più attesa dal cinefilo nostalgico e gli ingredienti per un’esperienza multisensoriale ci sono tutti: la dimensione è quella intima di piazzetta Pasolini, fra le architetture fine Ottocento dell’antico mattatoio cittadino e la musica dal vivo, arredi vintage e vecchi bauli adornano la zona aperitivo (o forse dovremmo dire zona ristoro che fa più rétro) e poi c’è lei, la signora della piazza che di giorno si ripara dal sole sotto al suo personale gazebo come una dama d’altri tempi farebbe con l’ombrellino. Tutti la guardano, la fotografano, la riprendono, ‘la nonna’ la chiama affettuosamente chi la conosce come Stefano Bognar, il proiezionista che da quarant’anni accudisce con amore la maestosa lanterna a carbone della Cineteca che per tre serate renderà unica l’esperienza del Cinema Ritrovato. Le ore passano e la piazza la corteggia, la studia timida e si chiede che effetto farà; la sala a cielo aperto si riempie in fretta e il silenzio si fa fitto, quasi religioso mentre l’allegria conviviale dell’aperitivo lascia spazio alla magia del passato che ritorna. E’ la prima sera e per il debutto ‘la nonna’ ha scelto Addio giovinezza! di Augusto Genina (1918). Via i telefoni, via le telecamere, stasera non c’è spazio per le tecnologie e il digitale, solo il rumore ritmico della griffa e il piccolo mondo dell’amore struggente di Mario e Dorina saturano l’aria insieme ai fumi dei carboni e alle note del trio di Daniele Furlati. A vegliare sul sogno collettivo della piazza c’è lui, il genovese Bognar, proiezionista dall’età di 14 anni, sì proprio come Totò Cascio in Nuovo cinema Paradiso, da bambino cacciato a pedate dalle sale di proiezione e oggi ancora con la sua bottiglia di latte a portata di mano perché “una volta i proiezionisti – racconta – avevano diritto per contratto nazionale a mezzo litro di latte al giorno… respirare i fumi dei carboni non era molto salutare”. Lui è lì che vigila affinché l’incanto non si spezzi. “Il proiettore vecchio, il film muto, il fumo che esce… questo è il fascino. Questo è il cinema”.
Annalisa Uccellini