Some Like It Hot
Sog.: R. Thoeren, M. Logan. Scen.: Billy Wilder, I.A.L. Diamond. F.: Charles Lang Jr.. M.: Arthur Schmidt. Scgf: Ted Haworth. Cost.: Orry-Kelly. Mus.: Adolph Deutsch. Inte.: Marilyn Monroe (Sugar Kane), Tony Curtis (Joe/Josephine/Junior Shell), Jack Lemmon (Jerry/Daphne), George Raft (Spats Colombo), Pat O’Brien (Mulligan), Joe E. Brown (Osgood Fielding III), Nehemiah Persoff (Little Bonaparte), Joan Shawlee (Sue), Billy Gray (Sig Poliakoff), George E. Stone (Toothpick Charlie), Edward G. Robinson Jr. (Johnny Paradise). Prod.: Billy Wilder per Mirisch/Ashton. DCP. Col.
Film Notes
Sugar Kane, suonatrice di ukulele in questo indiscusso capolavoro della storia del cinema, è la sola vera eroina romantica nel destino di Marilyn Monroe. Billy Wilder e I.A.L. Diamond (principe degli sceneggiatori hollywodiani) ne fanno una creatura geneticamente disposta alla malinconia (“appena attaccano My Melancholic Baby, perdo la testa”), tutta una fragilità e un tremolio (“sembra fatta di gelatina”) anche nel corpo espanso che Charles Lang e Orry-Kelly letteralmente svestono di luce, ragazza che vuole essere amata e poi vuol farla finita con l’amore in due canzoni che ancora mettono i brividi (mentre un diverso brivido si può cogliere quando, parlando di Tony Curtis, sospira che è “suicidally beautiful”). Nel film che è vortice supremo di maschere e smascheramenti, solo per lei si ristabilisce l’aurea misura della commedia: se il comico deflagra come luogo di un’anarchia sessuale libera e pericolosa, se nei gangster movies è tutto un incrociarsi di posti e momenti sbagliati (fino ai fradici finali nel fango, nell’ombra, sotto i cartelloni pubblicitari), la commedia romantica è al contrario la perfetta coincidenza dei tempi, la sovrannaturale armonia, la sensuale simultaneità degli eventi: è dunque Sugar che corre sul pontile verso il motoscafo dove crede che Joe l’aspetti, e Joe che scivolando in bicicletta sotto quello stesso pontile raggiunge la meta un attimo solo prima di lei, sfiorando ma infine sventando, lui sì, il suo lapsus traditore (si strappa via gli orecchini di strass); è Sugar che arriva alla stessa barca appena prima che porti via Joe, Daphne e Osgood, e può offrire alla strana partouze la consolazione del suo seno abbagliante.
Paola Cristalli
Ricordo il momento di assegnare il ruolo di Sugar. I ruoli importanti erano quelli dei due uomini che si travestono da donna. Poi accadde l’imponderabile: “Marilyn Monroe è in splendida forma e vuole quella parte”. Così prendemmo lei. Sapevo benissimo che mi avrebbe fatto uscire pazzo – e infatti! –, ma continuavo a ripetermi: “Non devo mica sposarla!”. Tornavo a casa, saltavo la cena, prendevo un sonnifero e il mattino dopo… si ricominciava.
[…] Quando Marilyn venne sul set e vide i primi giornalieri disse: “sono davvero delusa, credevo fosse a colori; io vengo molto meglio a colori”. Allora senta cosa sparai: “ci abbiamo provato, ma dovremmo dare quattro dita di cerone a Jack e a Tony quando sono truccati da donne, altrimenti mentre giriamo gli cresce la barba, e poi si vede. Capisci, siamo costretti a usare il bianco e nero”. Se l’è bevuta.
Billy Wilder