The African Queen

John Huston

Regia: John Huston. Soggetto: dal romanzo di Cecile S. Forester. Sceneggiatura: James Agee, John Huston. Fotografia: Jack Cardiff. Montaggio: Ralph Kemplen. Scenografia: Wilfred Shingleton. Musica: Allan Gray. Interpreti: Humphrey Bogart (Charlie Allnut), Katharine Hepburn (Rose Sayer), Robert Morley (reverendo Samuel Sayer), Peter Bull (capitano del ‘Luisa’), Theodore Bikel (primo ufficiale), Walter Gotell (secondo ufficiale), Peter Swanwick (primo ufficiale del ‘Shona’), Richard Marner (secondo ufficiale del ‘Shona’), Gerlad Onn (sottufficiale). Produzione: Sam Spiegel, John Woolf per HorizonRomulus. Durata: 105’ 

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T. it.: Italian title. T. int.: International title. T. alt.: Alternative title. Sog.: Story. Scen.: Screenplay. F.: Cinematography. M.: Editing. Scgf.: Set Design. Mus.: Music. Int.: Cast. Prod.: Production Company. L.: Length. D.: Running Time. f/s: Frames per second. Bn.: Black e White. Col.: Color. Da: Print source

Film Notes

Qui appare uno dei connotati essenziali dell’opera di Huston: la demolizione sistematica della mitologia americana. Nei suoi film precedenti ha successivamente demolito il Detective, il Gangster e l’Avventuriero, e questa lenta ricerca degli uomini sotto la maschera di cui si servono il cinema e la letteratura, sembra raggiungere un felice coronamento con African Queen. La civilizzazione cosiddetta americana costituisce il quadro originario di queste tipologie di personaggi. Ricollocati al di fuori di ogni civilizzazione, strappati alla giungla d’asfalto, restituiti ad un sano primitivismo, questi esseri potrebbero correre il rischio di vedersi imporre da un altro paesaggio un’attitudine differente ma non meno convenzionale. Ecco perché Huston, in questo film, non ci mostra mai un’immagine dove il pittoresco del luogo occupi la posizione preminente: questa appartiene ai personaggi che non potrebbero attendersi nulla da un paesaggio a cui si sono integrati.
Così il colore ha tonalità scure, il fondo verde e grigio-blu, su cui si staccano soltanto i volti abbronzati. Perché Huston ha deciso di girare questo film in Africa anche a prezzo di innumerevoli difficoltà? Voleva ritrovare questa vita rude ma libera al contatto della natura di cui Flaherty (che fu suo amico) ci ha mostrato la grandezza, questo universo primitivo che i romanzieri americani hanno cercato con nostalgia.
(Jacques Demeure e Michel Subiéla, Le bateau de Sisyphe, “Positif”, n. 3, luglio-agosto 1952)

 

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Restored by Paramount Pictures and ITV thanks to Anjelica Huston's support