Mer

27/06

Cinema Lumière - Sala Scorsese > 14:15

NONE SHALL ESCAPE

André De Toth
Introducono

Rita Belda (Sony Columbia) e Ehsan Khoshbakht

Info sulla
Proiezione

Mercoledì 27/06/2018
14:15

Sottotitoli

Versione originale con sottotitoli

Modalità di ingresso

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NONE SHALL ESCAPE

Scheda Film

Seppure modesto quanto a budget, None Shall Escape beneficia di grandi punti di forza, tra i quali Lee Garmes alla fotografia. Si trattava di una storia che stava particolarmente a cuore a De Toth, di un’occasione per svelare al pubblico americano gli orrori dei quali era stato testimone in Polonia all’epoca dell’invasione del 1939 e, allo stesso tempo, per fugare i sospetti che pesavano in quel momento su tutti i nuovi arrivati ungheresi, quando non erano ebrei. De Toth, che era fuggito dal regime dichiaratamente antisemita di Horthy, era molto sensibile a questo genere di calunnie che si diffondevano di frequente, persino nel gruppo dei rifugiati ungheresi a Hollywood.
La storia di None Shall Escape si doveva a due di questi rifugiati appena arrivati, Alfred Neumann e Joseph Than, che De Toth descrive come “molto confusi e intimoriti”. Lester Cole, accreditato come sceneggiatore nei titoli di testa, dedica numerose pagine a questo film nelle sue memorie, Hollywood Red, dove si vanta d’aver modificato la scena in cui gli ebrei, invece di salire sui vagoni, oppongono resistenza lasciandosi massacrare. È certamente molto fiero dell’arringa pronunciata da Richard Hale, che interpreta il rabbino frondista, fino a rivelare d’aver rubato a Dolores Ibárruri, la Pasionaria della guerra civile spagnola, l’accorato grido finale: “Battetevi, battetevi per la libertà e la giustizia! Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio!” Il problema è che questa frase non figura nell’arringa del rabbino. E che, secondo De Toth, il discorso è stato scritto su due piedi il giorno stesso delle riprese, nel suo camerino, dal rabbino che fungeva da esperto sul film. E se avessimo ancora bisogno di convincerci sull’infondatezza dei ricordi di Lester Cole, basta chiedersi chi abbia potuto scrivere il dialogo seguente fra Wilhelm (Cox) e la sua vecchia fidanzata (Marsha Hunt): “Che cos’hai da guardarmi in quel modo?”. “Cerco di distinguere un barlume di pietà”. “In quale occhio?”. “Il sinistro”. “Ah! Quello di vetro”. La donna fa una pausa, terribile, poi dice: “Lo so”.
Inutile sapere da che parte De Toth porti la benda per capire. E se Cole attinge alla fonte degli slogan, De Toth, dal canto suo, mostra questa macchina da presa tedesca puntata su una fila di vinti affamati (“sorridete!”). Come nel terribile film di propaganda nazista su Terezín. Ma chi altri, se non De Toth, avrebbe già potuto sapere tutto questo? Nel 1943?

Philippe Garnier, Bon pied, bon œil. Deux rencontres avec André De Toth, Institut Lumière/Actes Sud, Lione-Arles 1993

Cast and Credits

Sog.: Alfred Neumann, Joseph Than. Scen.: Lester Cole. F.: Lee Garmes. M.: Charles Nelson. Scgf.: Lionel Banks. Mus.: Ernst Toch. Int.: Marsha Hunt (Marja Paeierkowski), Alexander Knox (Wilhelm Grimm), Henry Travers (padre Warecki), Erik Rolf (Karl Grimm), Richard Crane (Willie Grimm da adulto), Dorothy Morris (Janina Paeierkowski), Richard Hale (rabbino David Levin), Ruth Nelson (Alice Grimm), Kurt Kreuger (tenente Gorsdorf), Shirley Mills (Anna Oremska). Prod.: Samuel Bischoff per Columbia Pictures Corporation. DCP. D.: 86’. Bn.