DOS MONJES

Juan Bustillo Oro

Scen.: Juan Bustillo Oro, José Manuel Cordero. F.: Agustín Jiménez. M.: Juan Bustillo Oro. Scgf.: Mariano Rodríguez Granada, Carlos Toussaint. Mus.: Max Urbán. Int.: Víctor Urruchúa (Juan), Carlos Villatoro (Javier), Beltrán de Heredia (priore), Emma Roldán (Gertrudis), Magda Haller (Ana). Prod.: Producciones Proa S. A. DCP. D.: 85’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Le origini del cinema sonoro messicano, nei primi anni Trenta, videro la nascita di uno strano nuovo genere che potremmo ragionevolmente definire ‘gotico messicano’. Probabilmente la Rivoluzione aveva impresso sulla psiche collettiva una più sottile e oscura risposta alla violenza, e pellicole come Drácula (1931), remake spagnolo del film di Tod Browning, La llorona (1933) di Ramón Peón, El fantasma del convento (1934) di Fernando de Fuentes e appunto questo Dos monjes di Juan Bustillo Oro aprirono la strada a un nuovo tipo di cinema, che affrontava la paranoia e le paure represse infrangendo le norme stabilite. Il genere fiorì poi negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta con registi quali Fernando Méndez, Rogelio A. González e in seguito Carlos Enrique Taboada e Juan López Moctezuma.
Nei suoi trentotto anni di carriera Bustillo Oro fu regista, produttore, sceneggiatore nonché autore di racconti polizieschi e noir. Dos monjes, uno dei film più significativi e rappresentativi del nuovo genere, racconta la storia di due monaci che ingaggiano una complessa guerra psicologica per amore della stessa donna, fino alla resa dei conti finale. L’influenza dell’espressionismo tedesco è ancora una volta evidente nell’uso complesso e umorale del bianco e nero, che nelle mani del celebre direttore della fotografia Agustín Jiménez crea un’atmosfera strana e distorta. Pare che il surrealista francese André Breton fosse rimasto colpito dal film, che vide durante un viaggio in Messico e definì “un esperimento audace e insolito”.

Daniela Michel e Chlöe Roddick

Copia proveniente da

Restaurato da The Film Foundation’s World Cinema Project presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata in collaborazione con Filmoteca de la UNAM e Cinémathèque française. Restauro finanziato da Material World Charitable Foundation.