25/06/2018

Cinefilia Ritrovata: focus su ‘Čapaev’, ‘Prisioneros de la tierra’ e ‘Shiraz: a Romance of India’

La copertura critica di Cinefiliaritrovata.it su Čapaev, Prisonieros de la tierra e Shiraz: a Romance of India.

Čapaev dei fratelli Vasil’ev:
Čapaev è infatti anche e forse soprattutto un film di guerra, in cui spettacolari e dinamiche sequenze di combattimento diventano metafora di scontro e lotta di classe o simboli iconici potentissimi: si pensi alla marcia ordinata degli “aristocratici bianchi” contrapposta alla caotica organizzazione dei rossi; o ancora alla mitragliatrice e al carro armato, segni mitici e popolari allo stesso tempo, strumenti di vita e di morte”.
Leggi l’articolo di Sara Tongiani

Prisioneros de la tierra di Mario Soffici:
“il film dichiara immediatamente di non voler risparmiare nulla allo spettatore, lontano dalle limitazioni e regole che si applicavano negli USA col Production Code o peggio nei Paesi europei afflitti dai totalitarismi. Prisioneros de la Tierra si apre con un bacio tra il protagonista e una prostituta, procede mostrando “una lei e un lui, immagino non sposati, né con l’intenzione di farlo, che passano la notte insieme senza tanti preamboli o spiegazioni”. Queste sono le premesse per tutto il carico di violenza mostrata nella seconda parte”.
Leggi l’articolo di Stefano Careddu

Shiraz è un film che non lascia indifferenti, ha una sensibilità poco occidentale ma che riesce ad affascinare lo spettatore. Allo stesso tempo, però, viene il sospetto che quanto vediamo sia forse un tipo di esotismo a uso e consumo della nostra cultura, seguendo quell’orientalismo, ben noto in ambito antropologico, che spinge verso una rappresentazione di un’India fortemente stereotipata. Pur tenendo presente questi fattori non è possibile restare impassibili di fronte agli splendidi paesaggi, la diversità delle genti, dei ricchi palazzi o in generale degli usi e costumi locali. Questo aspetto è reso ancora più godibile dalla straordinaria qualità del video, restaurato in 4K dal BFI a partire dal negativo camera originale e da un controtipo positivo di conservazione”.
Leggi l’articolo di Yann Esvan